Il testo approvato dalla Camera, che è Legge dello Stato, contiene tre misure per le imprese di autotrasporto che vantano crediti nei confronti dell'Ilva. La prima è la pre-deducibilità dei crediti accumulati dalle piccole e medie imprese prima dell'avvio della procedura di amministrazione straordinaria, che pone gli autotrasportatori in una posizione privilegiata tra i creditori.
La seconda misura prevede la sospensione dei termini per il pagamento dei tributi erariali e delle relative procedure esecutive e cautelari. Tale sospensione vale per i termini che scadono tra la data d'entrata in vigore del decreto Ilva e il 15 settembre 2015 e riguarda anche le cartelle di pagamento emesse dagli enti di riscossione. Tutti i tributi sospesi dovranno essere pagati in una volta sola entro il 21 dicembre 2015. Il terzo provvedimento consente l'uso del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese per agevolare l'accesso al credito per gli autotrasportatori creditori dell'Ilva. Tale utilizzo vale però fino a un massimo di 35 milioni di euro.
Intanto, Trasportounito contesta l'accordo raggiunto tra altre associazioni dell'autotrasporto e i commissari straordinari dell'Ilva sul pagamento anticipato delle prossime fatture. Tale accordo è ritenuto "sconveniente" perché le modalità non sono chiare e perché "utilizzato sostanzialmente per coprire una parte dei debiti accumulati anziché produrre servizi e pertanto, l'agonia finanziaria resta in tutta la sua interezza". Inoltre, l'associazione non ritiene "credibile" il piano di pagamento a rate dei crediti pregressi: "Si tratta di una forzatura più utile a far ripartire l'azienda piuttosto che una soluzione reale e concreta", spiega Trasportounito in una nota. Quindi, l'associazione intende attivare azioni legali.
Sempre sul decreto Ilva approvato oggi, c'è un altro elemento che interessa il trasporto e, in particolare, le infrastrutture. Infatti, il testo permette l'uso delle scorie di fonderia come sottofondo stradale o rilevato ferroviario mediante test di cessione oppure tramite analisi sul materiale, demandando all'Ispra la valutazione dei possibili rischi per la falda e per la salute entro 12 mesi dal recupero, come da regolamento europeo. Il Movimento 5 Stelle contesta tale provvedimento: "Cosa vuol dire? Che il test di cessione, l'unica prova certificata di sicurezza, se più favorevole verrebbe bypassata da un regolamento europeo che non riguarda i rifiuti. Insomma: fatto il rilevato stradale con le scorie, dopo 11 mesi può arrivare Ispra che può denunciare il rischio di inquinamento della falda. A quel punto chi pagherà la rimozione?", ha detto in Aula il deputato Davide Crippa.
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