Continua l'attività di repressione del contrabbando di carburante, un'attività che rende parecchio ai trafficanti, che non pagano né le imposte né le accise. All'inizio di luglio 2019 la Guardia di Finanza di Roma ha concluso un'importante operazione su un'organizzazione che importava carburante facendolo risultare sui documenti di trasporto come materia prima per la produzione industriale, per poi rivenderlo in nero. L'inchiesta è partita da un controllo su strada svolto da una pattuglia del 3° Nucleo Operativo Metropolitano di Roma della Finanza, che ha notato in una stazione di servizio alcune autocisterne con targhe polacche e slovene ferme al parcheggio.
I militi hanno quindi deciso di svolgere un controllo sul loro carico, che secondo i documenti sarebbe stato composto da stearina, un prodotto che non richiede il pagamento delle accise. Aprendo le cisterne, il colore e la densità del liquido somigliava molto a quella del gasolio. Il passo successivo dell'indagine è stato trovare la destinazione di questi carichi, che provenivano dall'estero: un deposito di oli minerali di Bracciano. I Finanzieri hanno quindi posto sotto controllo l'impianto, rilevando un elevato traffico di autocisterne con targa straniera, che erano preceduti da un'autovettura che avvisava gli autisti degli autoarticolati di eventuali posti di controllo. Quindi, è stata decisa la perquisizione del deposito, dove i militi hanno trovato oltre 120 tonnellate di gasolio e benzina di provenienza illecita, che non erano annotate sui libri di carico e scarico dell'azienda, ma solo su brogliacci informali. Al termine dell'indagine, i Finanzieri hanno sequestrato il deposito, il carburante stoccato e otto autocisterne , denunciando dieci persone per il reato di contrabbando.
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