Il 7 agosto 2023 il colosso statunitense dell’autotrasporto Yellow ha presentato domanda di fallimento (Chapter 11), dopo avere cessato le attività il 30 luglio. La sua chiusura non è però una sorpresa, perché giunge al termine di un lungo declino, accelerato dalla minaccia di sciopero da parte del sindacato Teamsters per ottenere il pagamento di 50 milioni per contributi pensionistici e delle indennità del mese di giugno e luglio. Questa vertenza ha amplificato la crisi della società, perché molti importanti committenti hanno trasferito sempre più velocemente i carichi ai concorrenti.
Yellow è ritenuto il terzo autotrasportatore statunitense Ltl, ossia di carichi frazionati, e gli analisti ritengono che la sua chiusura condizionerà questo mercato negli Stati Uniti, aumentando gli spazi dei concorrenti, ma anche le tariffe dell’autotrasporto. Infatti, la flessione dell’autotrasporto statunitense ha creato un eccesso di capacità tra l’8% e il 10%, mentre la quota di Yellow è stimata nel 6,8% per il numero di spedizioni giornaliere.
Al momento del fallimento, Yellow possedeva una flotta di oltre 12.500 veicoli industriali e 42mila semirimorchi, che operavano in circa trecento terminal, dei quali 166 posseduti dalla stessa società. Ora gli assetti di Yellow saranno messi in vendita per pagare i creditori, operazione che potrebbe richiedere alcuni mesi. Il suo debito con scadenza nel 2024 ammonta a ben 1,3 miliardi di dollari, di cui circa la metà (729 milioni) nei confronti del Governo federale per un prestito ottenuto durante la pandemia.
Nel documento presentato per chiedere il Chapter 11, la società ha dichiarato attività per un miliardo e passività per 10 miliardi di dollari. Questa richiesta fornisce respiro ai creditori e permette di attuare senza fretta la vendita degli assetti. Insieme all’associazione American Trucking Association, la società cercherà di ricollocare i suoi dipendenti, in una fase di flessione del mercato ma anche con una carenza di autisti che interessa pure gli Stati Uniti.