La crisi della Toti Trans è iniziata nel 2013, quando l'azienda aprì la procedura di mobilità per ottanta lavoratori, che dopo le trattative con il sindacato è stata trasformata in cassa integrazione con mobilità volontaria. L'anno successivo venne rinnovata la cassa integrazione e a gennaio 2015 l'azienda ha chiesto il concordato preventivo. Richiesta che però è stata rigettata dal Tribunale, che il 27 aprile 2016 ha decretato il fallimento.
Questa decisione però non lascia a casa i lavoratori dell'azienda frusinate, come spiega a TrasportoEuropa il vice-segretario provinciale della Fit Cisl, Brunello Maggi, che lavora sul caso da tempo insieme con il segretario provinciale Enrico Capuano: "Dopo la richiesta di concordato preventivo, a marzo 2015, Toti Trans ha affittato il ramo d'azienda alla società SLI di Frosinone, che ha così rilevato veicoli, commesse e circa 150 lavoratori, per la maggior parte autisti, proseguendo l'attività e assicurando lo stipendio ai dipendenti".
Il sindacato si dichiara soddisfatto di questa soluzione, che assicura la continuità dell'occupazione ai lavoratori. Questi ultimi avanzano qualche mensilità di stipendio dalla società fallita, che potrebbe recuperare con la liquidazione dei beni della Toti Trans, che consistono anche in immobili per la logistica. Infatti, in caso di fallimento, l'Inps copre il pagamento del Tfr e di tre stipendi.
Secondo quanto riporta il giornale locale Ciociaria Oggi, l'esposizione debitoria della Toti Trans è di 40 milioni di euro, di cui 16 milioni verso le banche, 7,5 milioni verso l'Erario, 4,3 milioni verso i dipendenti e 3,6 milioni verso enti previdenziali. Per affrontare la crisi, l'azienda aveva messo in vendita alcuni beni immobili, tra cui l'impianto ex Alcatel di Frosinone, il cui acquisto potrebbe essere uno degli elementi che hanno causato la crisi finanziaria della società. Gli altri asset importanti sono un magazzino a Frosinone e uno a Ferentino, che è anche collegato alla ferrovia.
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