I Finanzieri la definiscono una "pericolosa organizzazione criminale", che da anni attua frodi fiscali basata su società cartarie, ossia che emettono fatture false per consentire a chi le riceve di aumentare la voce dei costi sui bilanci, pagando meno tasse e perfino ottenendo crediti fiscali. I numeri forniti dalle Fiamme Gialle confermano la dimensione della frode: almeno trenta società cartarie coinvolte nella frode e venti persone sotto custodia cautelare, dieci in carcere e dieci agli arresti domiciliari, 150 perquisizioni svolte da trecento finanziari in tutta Italia e sequestro di beni per 35 milioni di euro.
La Finanza spiega che l'inchiesta Tailor Made è iniziata ascoltando le dichiarazioni di una cittadina straniera, che era stata impiegata dall'organizzazione come prestanome per alcune società di facciata e per conti correnti bancari esteri. Nei diciotto mesi successivi, i Finanziari hanno approfondito l'inchiesta tramite intercettazioni telefoniche, ascolti ambientali, analisi di documenti. Questo lavoro ha portato alla luce trenta società che avevano come unico scopo l'emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Queste fatture coprivano acquisti e vendite in nero di merce vera svolti da altre imprese che realmente operano in diversi settori, dal tessile all'acciaio, dal materiale plastico alla cartotecnica. Tra queste, era presente anche un'azienda di autotrasporto, che aveva un ruolo chiave nella truffa. La frode fiscale era attuata tramite diversi meccanismi, secondo il tipo di merce e le norme da aggirare.
Nella maggior parte dei casi, l'organizzazione otteneva l'incarico da un'impresa "vera" di procurare alcuni prodotti e lo faceva trasportando la merce in prima persona dal produttore all'acquirente. Questi beni transitavano attraverso una società fittizia su cui venivano caricati gli oneri fiscali, così da consentire alla società cliente vera di giustificare contabilmente l'acquisto della merce, con una fattura falsa, e di abbattere contestualmente il reddito imponibile.
A questo punto, la società cliente riceveva le merci dall'organizzazione con fattura della società finta fornitrice e li rivendeva, solo sulla carta, a un'altra società finta cliente, con sede all'estero (per evitare controlli) mentre le merci vere erano vendute senza fattura in nero. Quindi scattava la seconda fase: dai conti correnti delle società fittizie, dove finivano i pagamenti delle fatture false fatti dalla società cliente, venivano prelevati contanti, portati in Italia da spalloni. Soldi che, a netto della commissione per l'organizzazione criminale (il 10% dell'imposta evasa), tornavano in nero alla società cliente.
I Finanzieri sono riusciti a seguire le tracce del contante tramite appostamenti, inseguimenti e cani addestrati a fiutare le banconote. Una parte consistente del bottino, pari ad alcune decine di milioni di euro in contanti, è stata sequestrata durante alcune perquisizioni domiciliari. L'indagine ha coinvolto anche due consulenti fiscali, che avrebbero pianificato la frode fiscale e apposto falsi visti di conformità su dichiarazioni fiscali.
Al termine dell'indagine, la Finanza ha sequestrato dieci immobili, un'imbarcazione, ingenti somme su conti correnti e otto società operanti nei settori di trasporto, immobiliare e commercio di plastica. Complessivamente, i finanzieri stimano che la frode abbia fruttato 150 milioni di euro.
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