Questa indagine inizia da quella conclusa nel marzo 2012 a Palermo e che aveva coinvolto cinque tra cooperative e imprese di autotrasporto, accusate di avere emesso fatture false per 120 milioni di euro. Anche in questo caso, il meccanismo della frode è complesso e prevede l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, mancati versamenti dell'Iva, la distruzione di pratiche contabili e l'uso di manodopera irregolare. Ciò avrebbe permesso un'evasione fiscale da oltre otto milioni di euro.
Nell'indagine del 2012 erano apparsi i nomi di due società a a responsabilità limitata – Europa Trasporti Srl e Currò Trasporti srl – e di tre cooperative di Palermo, Ma.Da Group, Gi.Da. Group e Millenium Trasporti. Secondo gli inquirenti, le cooperative avrebbero emesso false fatture alle due società di capitali, tanto che la Guardia di Finanza le aveva definite "società cartiere". Le coop intestavano le fatture alla Europa Trasporti srl, che a sua volta emetteva fatture altrettanto false alla Currò Trasporti.
Gli inquirenti sostengono che dopo l'azione del 2012, il titolare della Currò Trasporti avrebbe ceduto le proprie quote della Europa Trasporti alla società Fishy Biziness Ltd di Londra, per evitare di essere individuato. Inoltre, i due arrestati di oggi (il titolare della Currò Trasporti e un consulente commerciale) avrebbero costituito due nuove società con sede a Catania e Messina per fornire manodopera alla Currò Trasporti, che a sua volta avrebbe fornito loro i camion sotto forma di comodato gratuito, una formula ritenuta irregolare dagli inquirenti. Le ultime due società sono poi state poste in liquidazione dopo l'avvio delle indagini.
Il produratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, stima che la frode abbia permesso di evadere imposte per 8,2 milioni di euro, cui si aggiunge il mancato versamento dei contributi da parte delle società coinvolte. Inoltre, l'uso irregolare di manodopera ha creato forme di concorrenza sleale verso le imprese di autotrasporto che operano in modo regolare. La procura sta attuando sequestri di beni per coprire tale debito.
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