L'indagine è iniziata attraverso un controllo attuato dai Finanzieri su un padroncino bergamasco. Confrontando le documentazione dei trasporti con i suoi spostamenti, è emerso che aveva emesso in modo sistematico falsa documentazione per attività di trasporto inesistenti. In pratica, i Finanzieri hanno controllato le celle telefoniche agganciate dall'autotrasportatore e i dati del cronotachigrafo del suo unico camion, scoprendo che il veicolo non aveva mai trasportato la merce indicata in fattura.
I Finanziari non si sono limitati a tale scoperta, ma hanno risalito la filiera per cercare l'azienda che risultava committente di questi trasporti, individuando così una società di Rosà, in provincia di Vicenza, che utilizzava le false fatture di autotrasporto per dedurre costi mai sostenuti per 1,2 milioni di euro nel biennio 2013-2014, evadendo così il pagamento di Iva e imposte. Al termine dell'indagine, i Finanzieri hanno sequestrato in via cautelare beni per 570mila euro.
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