Dopo la protesta che ha coinvolto la società di autotrasporto polacca Agmaz, l’autotrasporto europeo è scosso da un articolo pubblicato il 7 maggio 2023 dal quotidiano britannico The Guardian, che riporta una lunga indagine sulle condizioni di lavoro degli autisti della compagnia lituana Girteka. In una serie di interviste condotte in Belgio e nei Paesi Bassi, è emerso che le tutele imposte dal Pacchetto Mobilità sono spesso ignorate e molti dei conducenti del gruppo, che impiega 19mila persone in tutta Europa. Gli intervistati hanno dichiarato di essere stati costretti a vivere per settimane sul proprio mezzo, dormendo in una cuccetta spesso condivisa con un collega.
Gli autisti hanno inoltre riferito che l’azienda copre i costi di accesso a servizi igienici e docce nelle aree di sosta solamente durante i trasporti di merci di grande valore e, scrive il quotidiano, i conducenti avrebbero subito trattenute dagli stipendi per ripagare un consumo di carburante ritenuto eccessivo e spesso causato da furti o dalla necessità di riscaldare la cabina durante la notte. Secondo la ricostruzione del quotidiano inglese, il consumo di gasolio può influire sulla retribuzione e il salario degli autisti può aumentare grazie all’accumulo di punti "eco-driver" assegnati per un consumo efficiente del carburante e altri fattori quali il mancato uso dell'aria condizionata in estate oppure del riscaldamento mentre il veicolo non è in marcia. Di fatto, agli autisti verrebbe retribuita la rinuncia a condizioni di lavoro migliori e al benessere legato all’utilizzo di comuni comfort che migliorano la guida e aumentano la sicurezza al volante.
Molti degli intervistati hanno vissuto per diversi mesi all’interno delle cabine, cucinando su piccoli fornelli a gas e pagando di tasca propria docce e servizi igienici che dovrebbero essere a carico del datore di lavoro. In alcuni casi, sarebbero state detratte cifre elevate, fino a un massimo di 450 euro, per aver consumato troppo carburante mentre nessuno degli autisti coinvolti avrebbe potuto beneficiare delle ferie e dei permessi pagati. Avrebbero potuto assentarsi dal lavoro solamente senza retribuzione e solo a patto di garantire un sostituto alla guida.
Tra i racconti più toccanti spicca la storia di Yurii, ripresa anche dal sindacato olandese Fnv in un videoreportage, autista ucraino di 46 anni che ha subito un collasso in una stazione di servizio la sera della Vigilia di Natale del 2020, dopo aver trascorso al volante tutto l’anno della pandemia. Nonostante avesse informato l’azienda delle sue condizioni di salute in rapido peggioramento, Yurii sarebbe stato costretto a lavorare in affiancamento a nuovi tirocinanti, guidando principalmente la notte e sfidando sintomi via via più debilitanti. Il suo fisico non ha retto e, dopo uno svenimento, è stato ricoverato in ospedale per diverse settimane con una diagnosi di insufficienza renale e cardiaca. Dopo essere stato dimesso, ha avuto bisogno di ulteriori terapie da svolgere a casa e di eseguire dialisi a giorni alterni ma per raggiungere il suo alloggio ha dovuto viaggiare sul suo camion dalla Repubblica Ceca alla Lituania, fermandosi lungo il tragitto per caricare e scaricare merce, in compagnia di un tirocinante e mettendosi saltuariamente al volante.
La protesta dei conducenti di Agmaz a Grafehausen, che ha aperto gli occhi dell’Unione Europea sulle reali condizioni di lavoro sulle strade comunitarie, sembra dunque essere un caso tutt’altro che isolato e anche i sindacati si stanno muovendo per offrire aiuto e assistenza. Edwin Atema, portavoce di Fnv, ha dichiarato che Yurii è solo uno delle migliaia e migliaia di conducenti sfruttati e che queste condizioni di lavoro sono sistemiche in tutta Europa.
La risposta di Girteka, che aderisce al Global Compact delle Nazioni Unite sui diritti umani con il quale le aziende si impegnano a garantire di non essere complici di abusi, non è tardata ad arrivare. Il gruppo ha chiarito di avere a cuore il benessere dei propri dipendenti, tutti coperti da assicurazioni sanitarie e tutelati da malattie o infortuni. Riguardo al caso di Yurii, Girteka ha chiarito di non aver ricevuto alcuna documentazione medica che dimostrasse l’impossibilità di guidare dopo le dimissioni dall’ospedale e ha negato l’esistenza di una qualunque correlazione tra il lavoro svolto dall’autista e il deterioramento della sua salute.
Il board della società ha anche emesso un comunicato in cui dichiara che, a seguito di alcune pratiche illecite riscontrate, un qualsiasi utilizzo eccessivo di carburante è trattato come una violazione del regolamento interno e che la scelta di non rientrare alla base sarebbe da imputare alla volontà degli autisti stessi, che riceverebbero anche un’indennità giornaliera per l’utilizzo di servizi igienici e docce. Girteka si è anche difesa da altre accuse mosse dai sindacati riguardo alle retribuzioni non in linea con il pacchetto mobilità, affermando che gli stipendi riconosciuti corrispondono alla media del Paese in cui gli autisti prestano servizio e non al panorama internazionale generale.
Nonostante sul proprio sito web e su diversi annunci pubblicati online l’azienda prometta guadagni compresi tra 1995 euro e 2480 euro netti al mese, le informazioni raccolte da Fnv e dal The Guardian suggeriscono che molti conducenti guadagnino in realtà molto meno. La grande maggioranza dei veicoli è infatti condotta da personale proveniente da Paesi come Ucraina, Bielorussia e Asia Centrale, dove la vita è più economica e dove è più facile trovare autisti disposti a sacrificarsi per qualche anno pur di accumulare risorse per la propria famiglia.
Dopo la multa ricevuta in Norvegia per cabotaggio irregolare e dopo le accuse ricevute, Girteka dovrà ora fornire risposte ai propri committenti. Come pubblicato dal Guardian, importanti gruppi come Ikea, Amazon e Dhl hanno avviato indagini per assicurarsi che tutti i lavoratori della filiera godano di condizioni di lavoro buone e eque e che siano rispettati tutti i diritti umani e del lavoro.
Marco Martinelli