La crisi dell’autotrasporto britannico causata dalla carenza di autisti non accenna ad attenuarsi e il Governo cerca nuove soluzioni per assicurare il rifornimento delle merci, in vista anche del picco della domanda di consumi legato alle festività natalizie. Dalle prime informazioni, pare che il reclutamento temporaneo di autisti stranieri con un visto valido fino a marzo non stia riscuotendo successo, perché finora sono stati concessi solo venti visti. Quindi Londra tenta un’altra via: allentare, sempre in modo provvisorio, i limiti al cabotaggio stradale, permettendo ai vettori stranieri di svolgere più viaggi nel territorio britannico.
Da quando è uscita dall’Unione Europea, la Gran Bretagna ha cambiato le regole del cabotaggio e oggi gli autotrasportatori comunitari possono svolgere due trasporti nazionali dopo l’ingresso nel Paese per un trasporto internazionale (contro i tre viaggi permessi nell’Unione). Ma questa restrizione ha scoraggiato molti trasportatori comunitari a andare verso la Gran Bretagna, ritenendo questo servizio sconveniente dal punto di vista economico, anche perché spesso mancano i carichi di ritorno.
Così, la Gran Bretagna ha scoperto di non essere autosufficiente né per l’autotrasporto interno, né per quello internazionale. L’annuncio di una maggiore apertura al cabotaggio è venuto direttamente dal ministro dei Trasporti, Grant Shapps, con un tweet postato il 14 ottobre 2021: “Abbiamo previsto di estendere temporaneamente i diritti di cabotaggio in Gran Bretagna, per consentire agli autotrasportatori stranieri di svolgere viaggi illimitati per due settimane. Ciò significa mille consegne in più e si aggiunge ai 24 provvedimenti che abbiamo già preso per affrontare la carenza globale di autisti”.
Questo provvedimento varrebbe per sei mesi e potrebbe coinvolgere anche i vettori extracomunitari. I primi a essere interessati sembrano gli autotrasportatori olandesi, a causa anche della loro vicinanza alla Gran Bretagna. Alla fine di settembre, trenta imprese di autotrasporto dei Paesi Bassi hanno scritto al primo ministro britannico Boris Johnson proprio per chiedergli un’allentamento delle regole sul cabotaggio.