La mattina del 25 febbraio 2022 l’Unità di crisi istituita sulla guerra in Ucraina dal ministero degli Esteri ha preso contatto con le imprese di autotrasporto per avere i dati dei veicoli e degli autisti presenti nella zona a maggior rischio, ossia la stessa Ucraina e la Bielorussia. “Voglio ringraziare la Farnesina per l’attenzione che pone ai nostri autisti. Ci hanno chiamato anche dal ministero Mims e dall’Anita”, dichiara a TrasportoEuropa Alberto Riboni, titolare dell’omonima impresa di autotrasporto che serve per il trasporto di farmaci un’ampia area che comprende Polonia, Russia, Bielorussia e Ucraina, più il Caucaso. Insomma, opera proprio al centro della guerra.
“Stiamo vivendo ore molto concitate”, prosegue Riboni. “Oggi ho due veicoli che devono andare assolutamente a Minsk, in Bielorussia, ma non sappiamo quali siano le condizioni del viaggio. Ho anche camion in rientro da Mosca tramite la Bielorussia che sono bloccati al confine con la Polonia, con 26 chilometri di fila”. Riboni spiega che al confine tra Bielorussia e Polonia le attese erano cominciate già nel 2021 per la chiusura della frontiera di Kuznica a causa della crisi dei migranti, lasciando aperti solo due passaggi a Bobrowniki e Brest e la guerra ha aggravato la situazione perché i polacchi rallentano il flusso d’ingresso. “La scorsa settimana a questi confini c’erano file lunghe fino a 40 chilometri”.
Rendendo impraticabile l’Ucraina e molto difficile la Bielorussa, la guerra sta complicando i trasporti stradali da e per la Russia. “Praticamente l’unica direttrice possibile e andare in Finlandia e da lì imbarcarsi per San Pietroburgo. Resta invece libera la via per il Caucaso, perché vi arriviamo tramite la Turchia”. Ma anche in Russia ci sono zone diventate impraticabili per i camion occidentali, come l’area di Kursk, città vicina al confine con l’Ucraina: “Abbiamo richiamato tutti i veicoli diretti verso quella zona. Li abbiamo fermati a Budapest”, afferma Riboni.
Un altro problema che sta emergendo riguarda gli autisti ucraini che operano per le aziende italiane. Ne impiega anche Riboni per andare in quelle regioni, ma ora preferisce non mandarli per la loro sicurezza. “Inoltre, gli ucraini all’estero potrebbero essere richiamati nel loro Paese per combattere, anche se per ora stanno richiamando i riservisti nel Paese, mentre alcuni stanno andando in Polonia per recuperare la famiglia che sta espatriando”.