L'ente tedesco Bag ha pubblicato il rapporto sul cabotaggio stradale nel 2016, che raccoglie dati non solo sulla Germania, ma sull'intera Europa. Il bilancio è preoccupante, soprattutto per le imprese di autotrasporto tedesche e francesi, che subiscono i maggiori danni dalla concorrenza in territorio nazionale dei vettori esteri. Nel 2016, i veicoli industriali che hanno svolto cabotaggio nell'Unione Europea hanno prodotto un traffico complessivo di circa 38 miliardi di tonnellate per chilometri, con un aumento di 6,7 miliardi (21,3%) rispetto all'anno precedente. Quasi tutto questo traffico (ossia il 98%) avviene nei Paesi della cosiddetta "vecchia UE", ossia quelli occidentali, con una prevalenza di Germania e Francia che raccolgono, rispettivamente, il 42,7% e il 25,4% del traffico di cabotaggio totale.
Sul piano attivo, ossia quello dei veicoli che svolgono cabotaggio stradale, quelli con targa dei Paesi dell'Europa occidentale hanno perso quote di mercato, passando dall'84,6% del 2008 al 33% del 2016. In compenso, s'è stato un forte aumento dei camion polacchi, che hanno conquistato il 33,6% del mercato del cabotaggio (raggiungendo il 57,2% in Germania), seguiti a notevole distanza dai rumeni (7,9%) e dai bulgari (7,6%). I veicoli tedeschi, che nel 2008 erano al primo posto, nel 2016 hanno prodotto solo 1,6 miliardi di tonnellate per chilometri.
Dalle rilevazioni, emerge che la maggior parte dei trasporti di cabotaggio in Germania sono commissionati da spedizionieri o aziende tedesche e queste commissioni sono ricorrenti. Una parte rilevante del cabotaggio è svolto da aziende straniere, ma controllate da un'impresa di autotrasporto tedesca. Il BAG rileva anche che nel 2016 gli organi di controllo hanno individuato circa 1300 veicoli industriali che svolgevano sulle strade tedesche cabotaggio stradale in modo illegale. Le maggiori infrazioni riguardano il superamento del numero di viaggi consentiti e la mancanza di un trasporto internazionale svolto per entrare nel Paese.
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