Dopo il sequestro avvenuto nel 2014, dell'azienda di autotrasporto Geotrans alla famiglia Ercolano e la definitiva confisca avvenuta pochi giorni fa, ora lo Stato deve decidere che cosa fare dell'impresa, che nel frattempo ha continuato a operare sotto la guida di un amministratore nominato dal Tribunale. La Cgil ha scritto una lettera al ministro degli Interni, Matteo Salvini, e al Prefetto di Catania per chiedere un incontro urgente sul futuro dell'azienda. "I lavoratori seguiti dalla nostra organizzazione sindacale, fin dal sequestro hanno collaborato con l'amministrazione giudiziaria, contribuendo al rilancio dell'impresa in una prospettiva nuova in cui la legalità si è coniugata con il corretto inserimento nel mondo imprenditoriale", scrive il sindacato.
La sigla riferisce i timori dei dipendenti della Geotrans, che nel periodo successivo al sequestro "nonostante le difficoltà tipiche delle aziende sequestrate alla mafia, la perdita di commesse e il vedersi fare attorno terra bruciata, l'azienda è riuscita a riaffermarsi grazie all'impegno dei lavoratori e dell'amministrazione giudiziaria, entrando a far parte della lista delle aziende pizzo free". I lavoratori temono un'ipotetica cessione a terzi, che potrebbe portare a licenziamenti.
La Cgil precisa che "in tale eventualità, si verificherebbero immediatamente una sovrapposizione e duplicazione di figure professionali tra l'azienda acquirente e l'acquisita. Con tutta evidenza non ci sarebbe più spazio per gli attuali addetti alla gestione dei trasporti e della logistica, per gli amministrativi che curano la fatturazione e la contabilizzazione, per i responsabili commerciali. E questo perché di tali figure qualsivoglia azienda di autotrasporti acquirente e attualmente concorrente è già perfettamente dotata e in nessun caso sarebbe disponibile ad una duplicazione dei costi".
Come alternativa, il sindacato propone che "Geotrans dovrebbe rimanere di proprietà pubblica, operare sotto la direzione dell'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e attraverso l'amministrazione incaricata da quest'ultima. Questa è una formula che si è rivelata vincente, capace di salvaguardare i posti di lavoro pur in un'ottica di sostenibilità economica, oltre ad aver costituito un'importante esperienza nel mondo del trasporto delle merci, non di rado infiltrato da realtà criminali e assai spessi caratterizzato da significativi spazi di pratica illecita, dimostrando come sia possibile fare impresa in questo difficile settore in maniera perfettamente lecita e sana, nel rigoroso rispetto delle normative vigenti, della sicurezza e dei diritti dei lavoratori".
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