Che cosa succederà quando il 15 ottobre inizierà l’obbligo della certificazione verde Covid-19 (conosciuta meglio come Green Pass) anche per i dipendenti delle imprese di trasporto, alla vigilia del picco di domanda causato dalle festività natalizie e in un contesto di carenza di autisti? Ora nessuno può fornire una risposta certa, prima perché non si sa quanto personale non si è vaccinato e poi perché non esiste una procedura unica per l’accesso dei mezzi di trasporto nelle aree di carico e scarico. Riguardo a quest’ultima situazione, le politiche aziendali potranno variare dal controllo sistematico del Green Pass a quello occasionale, fino alla tolleranza purché il conducente non scenda dal mezzo di trasporto. Inoltre non è chiaro come dovranno comportarsi i vettori stranieri.
Le associazioni del trasporto, con quelle dell’autotrasporto in prima linea, chiedono da tempo chiarimenti e in qualche caso anche una deroga per la categoria. Unatras ha inviato il 7 ottobre 2021 una lettera al presidente del Consiglio, Mario Draghi, e al ministro del Mims (ex Trasporti), Enrico Giovannini, per invitarli prima dell’obbligo a sciogliere i nodi e a fornire chiarimenti sull’applicazione agli autisti stranieri. L’unione vorrebbe coniugare il Green Pass con il Protocollo sul Covid-19 siglato all’inizio dell’emergenza, per arrivare “a un risultato definitivo che possa garantire sicurezza per la salute nei luoghi di lavoro, ma anche procedure compatibili con i diversi modelli organizzativi dell’attività lavorativa dell’autotrasporto”.
Unatras chiede anche un intervento sulle norma relative alla privacy, “che oggi limitano in maniera determinante la possibilità per i datori di lavoro dell’autotrasporto di adempiere correttamente e nei tempi previsti agli obblighi di verifica”. L’impresa, precisa l’unione, deve poter conoscere la validità del certificato verde dei suoi dipendenti, “in modo da agevolare la programmazione di lavori, sostituzioni, trasferte, compatibili con gli obblighi di sicurezza, e poter individuare più agevolmente le modalità operative per l’organizzazione delle verifiche, anche a campione, che sono demandate ai datori di lavoro a partire dal 15 ottobre”.
Per quanto riguarda gli autisti stranieri, l’unione ribadisce la richiesta di applicare l’obbligo del Green Pass anche a quelli che operano in Italia nel cabotaggio stradale e in regime di distacco trans-nazionale. Ciò per evitare una differenza di trattamento, e quindi anche di oneri e di costi, che favorisce il dumping sociale degli autisti.
Più drammatico è l’intervento dell’Anita, secondo cui i trasporti sarebbero a rischio paralisi perché l’obbligo del Green Pass aggrava la carenza di personale, evocando lo spettro britannico. Il presidente Thomas Baumgartner premette che l’associazione condivide l’estensione del certificato al settore privato, “tanto è vero che le nostre aziende si sono subito attivate per definire le modalità operative per l’organizzazione delle verifiche a cui sono tenute, nel rispetto della nuova normativa”.
Però, aggiunge Baumgartner, nella fase di preparazione “sono emerse importanti criticità”.
Il problema più grave riguarda il personale viaggiante, a causa della carenza di autisti: “C’è un rischio concreto di una fuga in massa di autisti che pur di non sottoporsi alla vaccinazione o al tampone per essere in regola con il green pass, hanno già annunciato di voler rientrare nei loro Paesi di origine o addirittura trasferirsi in altri Stati europei, dai quali difficilmente rientreranno una volta conclusa l’emergenza sanitaria”.
Ciò potrebbe danneggiare “in maniera irreparabile” l’operatività delle imprese e frenare la ripresa economica: “Lo spettro che anche in Italia si assista a quanto sta accadendo nel Regno Unito proprio a causa di un esodo massiccio di lavoratori che hanno lasciato il Paese per la stretta sulle regole di immigrazione, è sempre più vicino”.
Anche Anita chiede un chiarimento sugli autisti delle imprese straniere, i cui autisti provengono spesso da “Paesi in ritardo con la campagna vaccinale o che hanno utilizzato vaccini non validati in Unione europea”. Baumgartner precisa “non possiamo accettare che vi siano regole e trattamenti differenziati per i lavoratori italiani rispetto a quelli stranieri”. Al termine del suo intervento, il presidente di Anita chiede “deroghe specifiche per tutti i conducenti, siano essi italiani che esteri”.