Il rischio che migliaia di veicoli industriali con motore diesel Euro V ed Euro VI si fermino in tutta Europa sta diventando concreto, a causa della riduzione della produzione di AdBlue annunciata da alcuni importanti fornitori europei di questo addittivo, senza il quale i camion con sistema di abbattimento delle emissioni Scr restano praticamente fermi, anche se hanno i serbatoi pieni di gasolio.
La causa è l’aumento del prezzo globale del metano, che induce i produttori di AdBlue a ridurre la macchina produttiva al minimo tecnico. Inoltre, la carenza di AdBlue ha spinto molti speculatori a fare incetta di quello in circolazione per rivenderlo a un prezzo più alto. Lo dimostra l’incremento dell’offerta online, parte della quale è su siti che fino a poche settimane fa non trattavano questo additivo.
Abbiamo già riferito che qualche giorno fa la Yara ha annunciato il fermo di almeno quattro settimane dell’impianto di Ferrara, che produce il 60% dell’AdBlue consumato in Italia. Ma il fenomeno è europeo. Il 19 ottobre 2021, l'amministratore delegato della slovacca Duslo, Petr Bláha, ha annunciato in una conferenza stampa che la sua società sta riducendo al minimo la produzione e potrebbe arrivare a sospenderla. Questa azienda è uno dei principali produttori europei di AdBlue e serve mercati importanti per l’autotrasporto, come Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna e anche Italia, oltre che la stessa Slovacchia, area di forte passaggio di veicoli industriali.
In una situazione normale, dagli stabilimenti della Duslo escono 150mila tonnellate di AdBlue, come sottoprodotto per la fabbricazione di altri derivati dal metano, come i fertilizzanti. Il metano serve per produrre l’ammoniaca che aggiunta alla CO2 forma l’urea, ossia il principio attivo per eliminare gli ossidi di azoto dai gas di scarico dei diesel. È importante precisare che l’urea non serve solo il trasporto, ma anche la produzione energetica e il riscaldamento. Gli impianti di produzione dell’urea operano nel modo più produttivo quando lavorano al massimo delle loro capacità, poi hanno un livello minimo sotto al quale conviene spegnerli completamente perché il prezzo dell’AdBlue al consumo sarà così alto da renderlo antieconomico per gli stessi utilizzatori.
Bláha ha dichiarato che col prezzo del gas naturale ai livelli attuali, gli stabilimenti funzioneranno a una capacità ridotta dell’80% rispetto a quella massima, ma se viceversa il costo scenderà, anche la produzione di urea riprenderà. Attualmente, la Duslo continua a servire i cuoi clienti storici ma non sta acquisendo nuovi clienti. E avendo gli stabilimenti in Slovacchia, ne sarebbero agevolati gli autotrasportatori di quel Paese. Infatti, fonti slovacche affermano che dopo l’annuncio della riduzione della produzione della Duslo, il Governo gli ha ordinato 500mila litri di AdBlue e ha raggiunto un accordo con i distributori per la vendita dell’addittivo solo ai trasportatori slovacchi.
Ora si guarda con preoccupazione agli altri colossi della chimica che producono l'additivo, come la Basf. Quest’ultima ha già ridotto la produzione di ammoniaca a Ludwigshafen e Anversa e segnali di allarme stanno arrivando anche dalla SKW-Stickstoffwerke. Una crisi generalizzata richiede un intervento politico nazionale e comunitario, che finora però non appare all’orizzonte. Il rischio è che la carenza di AdBlue, unita a quella degli autisti rallenti il trasporto stradale delle merci, oppure che incrementi l’uso dei dispositivi (ovviamente illegali) che simulano l'iniezione di AdBlue nel motore, aumentando così le emissioni inquinanti.
Il podcast K44 ha dedicato un episodio all'aumento dei prezzi e alla carenza di AdBlue dove Claudio Mascialino, amministratore delegato di Resnova spiega come viene prodotto, come si vende e perché siamo in questa situazione. Ma invita anche a a non accaparrarsi il prodotto e mette in guarda dal prodotto contraffatto. Vi riproponiamo l’episodio.
Il videocast K44 Risponde ha dedicato un episodio a come la Polizia italiana scopre gli emulatori di AdBlue. Ve lo riproponiamo.