Il 2 febbraio 2020 sono entrate in vigore le prime innovazioni di quest’anno nell’ambito della riforma dell’autotrasporto internazionale e il 21 febbraio ne arriveranno di nuove e importanti. Tra queste spicca l'obbligo di rientro nel Paese di stabilimento almeno una volta ogni otto settimane dei veicoli che operano all’estero e la riforma del cabotaggio stradale. Mentre stanno entrando in vigore questi provvedimenti, si nota uno spostamento delle imprese dell’Est verso occidente. Non è un cambio radicale della sede, che resta nel Paese d’origine, ma si tratta piuttosto del trasferimento di alcune attività strategiche.
Il caso più eclatante è quello della lituana Girteka Logistics, che sta realizzando in Polonia, e vicino al confine con la Germania, una grande piattaforma operativa “per essere più vicina ai clienti”, come spiega la stessa azienda. Vi fanno riferimento già duemila veicoli industriali ed entro la fine dell’anno vi dovrebbero gravitare ottomila autisti, più 450 persone di supporto tecnico e amministrativo. L’impianto è dotato di numerosi servizi per i camionisti, che comprenderanno una banca, un parrucchiere e uno studio medico, oltre che alloggi e ristorazione.
Se i lituani si spostano in Polonia, i polacchi puntano verso la Germania. L’edizione polacca del giornale tedesco Deutsche Welle ha scritto in un articolo del 5 febbraio 2022 che diverse imprese di autotrasporto polacche starebbero costituendo filiali in Germania. L’articolo riporta una dichiarazione di un portavoce della società di consulenza Bollmann und Partner di Francoforte, che avrebbe aiutato quindici società polacche a costituire filiali tedesche, per affrontare le nuove regole sul cabotaggio.
La migrazione comporta anche alcuni problemi, soprattutto per il personale. Infatti la Polonia ha allargato le maglie all’immigrazione extra-europea per affrontare la carenza di autisti. Però, se un conducente ucraino con permesso di soggiorno polacco può viaggiare in tutta Europa, per trasferirlo stabilmente in una filiale tedesca ha bisogno di un permesso di soggiorno tedesco, molto più difficile da ottenere. Per ora, quindi, gli autotrasportatori polacchi devono trasferire solo personale comunitario e ciò potrà rappresentare un limite per il futuro, tenedo conto che in Polonia si registra una carenza di almeno 100mila camionisti.
Non è detto che assisteremo a un esodo di massa, perché esso coinvolge soprattutto le imprese di autotrasporto internazionale che svolgono massicce attività di cabotaggio stradale. Ma per quelle polacche si tratta comunque di numeri rilevanti, pari a qualche centinaio d’imprese. L’associazione polacca degli autotrasportatori Transport i Logistyka Polska afferma che la completa adozione del Primo Pacchetto Mobilità potrebbe causare un calo degli ordini dei committenti europei verso i vettori polacchi fino al venti percento, con un rilevante aumento dei costi.