Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, i microchip sono stati inseriti nell'elenco dei prodotti europei soggetti a restrizioni. Possono infatti essere utilizzati per produrre armi da guerra come i droni kamikaze utilizzati alla Russia ma anche dai guerriglieri Houthi che da mesi tengono sotto tiro le navi che transitano dal canale di Suez. Nonostante ciò, come mostra un'inchiesta del quotidiano De Groene Amsterdammer, uno dei più antichi e popolari dei Paesi Bassi, i circuiti integrati non solo possono essere acquistati molto facilmente, ma anche trasferiti rapidamente dall'Europa all'Iran via camion e da qui trasferiti in qualunque altra parte del mondo.
Secondo la testata, i veicoli industriali iraniani che trasportano prodotti verso l'Europa sono sottoposti a severi controlli mentre viaggerebbero del tutto indisturbati una volta ripartiti verso l'Iran. Per questo motivo gli autisti, le cui aziende sono gestite direttamente o indirettamente dal regime di Teheran, riuscirebbero a nascondere centinaia di chip all'interno dei loro mezzi. Ogni mese, centinaia di camion iraniani viaggiano infatti verso l'Europa carichi di acciao, alimenti e prodotti chimici.
Nel 2023, i Paesi Bassi hanno importato dall'Iran prodotti per un totale di 33 milioni di Euro, l'Italia per 52 mentre la Germania addirittura per 104 milioni. Viceversa, l'Iran importa macchinari agricoli, attrezzature mediche e prodotti alimentari e, dall'entrata in vigore delle sanzioni, le esportazioni dai Paesi Bassi all'Iran sono passate da 233 a 673 milioni di euro. Sembra dunque evidente che le sanzioni abbiano contribuito all'aumento delle relazioni tra i due Paesi, spostando sull'Iran volumi precedentemente destinati ad altri Paesi e, di fatto, aprendo nuove rotte per il contrabbando di merci vietate.
L'inchiesta del quotidiano olandese ha infatti dimostrato la facilità con cui i microchip, inseriti da subito nell'elenco delle sanzioni, vengano immessi sul mercato e trasportati senza alcun impedimento oltre i confini comunitari. I giornalisti hanno infatti acquistato i circuiti, alcuni dei quali controllati via Gps, da un portale online tedesco e hanno poi affidato il carico a Hassan, camionista iraniano coinvolto nei traffici ma disposto a collaborare alle indagini. Come lui stesso ha spiegato, i camion provenienti dall'Iran vengono controllati attentamente perché c'è un'alta probabilità che trasportino sostanze stupefacenti. Al ritorno ci sarebbero invece molti meno controlli, per di più rivolti soprattutto ai documenti e senza ispezione fisica del carico.
L'autista ha poi spiegato che nessun collega riparte dall'Europa senza un carico consistente e che, per ammortizzare i 5.500 km di viaggio, vengono spesso caricati prodotti illegali. Grazie ai trasmettitori, i giornalisti hanno potuto seguire Hassan durante tutto il viaggio a bordo del suo camion che, in quattro giorni, ha percorso 2700 km e ha attraversato Germania, Austria, Ungheria, Romania e Bulgaria raggiungendo la città turca di Edirne. Da qui, il viaggio è poi proseguito verso Teheran, dove la merce è stata consegnata al destinatario finale, in contatto con i giornalisti.
L'inchiesta del quotidiano ha anche posto l'attenzione su una delle più grandi agenzie di trasporti iraniane, la Persian Gulf International Transportation, che nel suo Consiglio di amministrazione avrebbe un ex comandante di alto rango del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, milizia profondamente legata all'Iran. Secondo la testata, sarebbe quindi molto probabile che il governo iraniano sia attivamente coinvolto nell'organizzazione di trasferimenti di prodotti vietati a cui i trasportatori non potrebbero opporsi. Addirittura, alcune aziende statali sarebbero state vendute a privati per nascondere legami con il regime, ma a gestire i traffici sarebbero sempre persone di fiducia inviate da Teheran.
Una volta arrivati in territorio iraniano, i prodotti possono poi essere utilizzati per produrre armi rivendute ai guerriglieri Houthi, che utilizzano infatti droni kamikaze simili a quelli utilizzati in Ucraina, ma anche alla stessa Russia. Negli ultimi dodici mesi, il traffico navale sul Mar Caspio è aumentato del 70% ed è oggi il collegamento principale tra Mosca e Teheran. Come riferito dallo stesso Putin circa una settimana fa, la Russia finanzierà anche la costruzione di una nuova linea ferroviaria che rappresenterà l'inizio della costruzione di un'arteria nord-sud, studiata per collegare i porti russi sul Baltico con i porti del golfo persico.
Marco Martinelli