La mattina del 16 aprile si è svolta online l’assemblea generale di Fai Conftrasporto, che ha espresso il malcontento della categoria causato dalle difficoltà aggravate dalla pandemia di Covid-19 e dal mancato confronto con il Governo. Nella riunione, in presidente Paolo Uggè ha dichiarato che “gli argomenti lasciati senza risposta sono troppi” e alla fine del video-incontro i delegati hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione dell’autotrasporto, dando mandato al Comitato di presidenza per condividere questa decisione con le altre associazioni che aderiscono all’Unatras. I delegati non escludono il ricorso al fermo.
“In tutti questi mesi è totalmente mancato un confronto vero con il Governo e non sono ancora state definite le deleghe ai viceministri, indispensabili per entrare in concreto nei problemi dei trasporti e della logistica”, ha dichiarato Paolo Uggè, aggiungendo che “se non vengono affrontati i temi specifici, il rischio che la categoria assuma azioni di protesta spontanea è fortemente presente”.
Il presidente della Fai Conftrasporto precisa che “dall'autotrasporto siciliano a quello che opera nei trasporti internazionali, eccezionali, agli operatori ai quali vengono tassati i ristorni assegnati loro per i danni subiti per le conseguenze derivanti dalla situazione generatosi a Genova dopo il crollo del ponte Morandi, il malcontento è forte. Per non parlare del contributo, di fatto una ‘tassa aggiuntiva’, che viene chiesto alle imprese del settore per mantenere l'Autorità dei Trasporti, introdotta con un colpo di mano nel Decreto Legge su Genova, pur se estraneo per materia, e soprattutto perché il settore del trasporto merci su gomma non è regolamentato, fino ad arrivare ai paventati tagli sulle risorse destinate al settore”.
Nell’assemblea sono emersi alcuni punti urgenti rimasti senza risposta e tra questi spiccano la mancanza di finanziamenti per l’autotrasporto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la scarsa chiarezza sui trasferimenti per il settore, nessun progresso contro le limitazioni alla circolazione dei veicoli industriali sull’asse del Brennero da parte dell’Austria e la “drammatica inefficienza” della Motorizzazione Civile. Nel frattempo, sono aumentati costi per le imprese a causa dell’obbligo di contributo all’Autorità di Regolazione dei Trasporti e all’imposizione fiscale sui ristori per gli extra-costi causati dal crollo del ponte Morandi.