La società di ricerca di mercato Upply ha diffuso i risultati di una ricerca sull’autotrasporto italiano, da cui emerge che – almeno in termini di quantità trasportate – è in crescita, nonostante le “evidenti carenze infrastrutturali”. Nel 2022, le tonnellate in viaggio sulle strade italiane sono aumentate del 6,1% rispetto all’anno precedente, superando per la prima volta il 2013 il miliardo di tonnellate. Ciò in controtendenza col mercato europeo complessivo, che invece è diminuito di 500 milioni di tonnellate. Più precisamente, l’Italia ha movimentato su gomma 1,047 miliardi di tonnellate, raggiungendo il quinto posto dopo Germania (3,061 miliardi), Francia (1,631 miliardi), Polonia (1,6 miliardi) e Spagna (1,588 miliardi).
Il 97% di queste tonnellate sono state trasportate all’interno dell’Italia, portando la quota dell’autotrasporto a circa l’85% dei trasporti terrestri di merci nazionali. In termini di valore, una stima di Mordor Intelligence prevede che nel 2024 il trasporto stradale produrrà 36 miliardi di euro, che potranno salire a 44,5 miliardi nel 2030.
Upply valuta positivamente le prestazioni dell’autotrasporto italiano, ritenute migliori della media europea. Dopo la pandemia, i vettori italiani si sarebbero ripresi rapidamente e “con un totale di 151,1 miliardi di tonnellate-chilometro trasportate, il trasporto sotto bandiera italiana ha registrato nel 2022 una crescita del 4,2% rispetto all'anno precedente, l'incremento più elevato nella Top 10. In cinque anni, l'aumento cumulato ha raggiunto il 21%”.
L'autotrasporto nazionale resta ampiamente dominante, con l’87,5% delle tonnellate-chilometro movimentate dai trasportatori italiani. Ciò è aumentato nel 2022 un aumento del 2,9%, rispetto all’anno precedente, e del 18,4% negli ultimi cinque anni. Secondo Upply, “la bandiera italiana si distingue anche per un aumento significativo a livello internazionale: 14,6% nel 2022 e 43% in cinque anni”.
Upply riporta il censimento delle imprese italiane di autotrasporto basandosi sui dati Eurostat, che si fermano però al 2020. Allora l’Italia contava circa 58mila imprese, rispetto alle 64mila di cinque anni prima. Questo dato però risulta notevolmente inferiore rispetto al numero delle imprese in conto terzi iscritte all’Albo Nazionale degli Autotrasportatori, che quell’anno erano 98mila, di cui 1.685 risultavano sospese e 16.877 prive di veicoli. Tornando alla ricerca di Upply, riferisce che sempre nel 2020 le imprese italiane avevano fatturato circa 40 miliardi di euro e impiegavano 350mila persone.
La maggior parte delle imprese è formata da monoveicolari e microimprese. Upply cita lo studio diffuso a novembre 2023 da Confcommercio secondo cui il numero delle società di capitale nel trasporto merci su strada è aumentato di quattromila unità tra il 2018 e il 2023, passando dal 22% al 30,2% del totale delle imprese di trasporto merci su strada.
Un altro aspetto affrontato da Upply è il numero dei veicoli industriali circolanti in Italia, usando i dati dell’associazione europea dei costruttori Acea. Nel 2023, il parco italiano contava 969.488 veicoli industriali, con un aumento dell’uno percento rispetto all’anno precedente. L’età media resta elevata, attestandosi a 19,1 anni (contro la media europea di 13,9 anni). Il 98,2% dei veicoli ha un motore diesel, contro una media del 96% nell’Unione Europea.
L’autotrasporto italiano è però penalizzato da una “carente rete infrastrutturale”. La rete autostradale conta circa settemila chilometri ed è la sesta più estesa in Europa e la dodicesima nel mondo. Upply cita però uno studio della dalla Svimez, l'associazione per lo sviluppo delle infrastrutture del Mezzogiorno, che rileva una carenza al sud, dove la rete autostradale rappresenta 1,87 km ogni 100 km di strade rispetto ai 3,29 km del nord e 2,23 km del centro. A ciò bisogna aggiungere che la maggior parte delle strade e autostrade è stata costruita tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta.
Upply segnala che “l’invecchiamento delle infrastrutture, fonte di congestione, rappresenta un rischio per la competitività del trasporto merci stradale italiano, oltre ai problemi che pone alla sicurezza”, aggiungendo che “su quest’ultimo punto, il crollo del ponte di Genova nel 2018, la cui gestione era affidata al gruppo Atlantia, è servito da campanello d’allarme”.
Il rapporto cita due rapporti. Il primo dell’Unione Province Italiane, secondo cui duemila ponti e viadotti sarebbero a rischio di crollo a causa dell'elevata densità di traffico e della mancanza di manutenzione. Il secondo, commissionato dal Governo, stima che siano stati abbandonati 1.425 viadotti, senza alcun operatore incaricato della manutenzione di tali strutture. Ricordiamo che a ottobre 2019 la Commissione Europea ha chiesto al Governo italiano d’imporre alle società concessionarie a ripristinare la rete entro il 2022, minacciando una procedura d’infrazione. La questione è però ancora in corso.
La ricerca di Upply segnala tre sfide che l’autotrasporto italiano deve affrontare: la carenza di autisti, l’aumento dei costi e la decarbonizzazione. Per quanto riguarda gli autisti, ne mancherebbero circa 20mila (secondo Conftrasporto). Tra le proposte per affrontare la crisi, ci sono quelle di abbassare a diciotto anni l'età per conseguire le patenti superiori e rivedere le norme per favorire l'accesso alla professione per i cittadini extracomunitari, in particolare per i conducenti che hanno già formato all'estero.
Sulla questione dei costi, Upply cita una ricerca diffusa nell’ottobre del 2023 del Comitato Nazionale della Strada francese secondo cui un autoarticolato italiano che svolge trasporto internazionale costava 1,165 euro a chilometro nel 2021, a fronte di 1,12 euro del 2017. Tale aumento sarebbe dovuto soprattutto agli autisti e all’acquisto dei veicoli.