A distanza di un anno dall’entrata in vigore delle nuove regole del Primo Pacchetto Mobilità, le principali società di autotrasporto lituane hanno elaborato una chiara strategia per gestire l’aumento dei costi causato dall’obbligo di riportare regolarmente i veicoli industriali in sede.
Secondo un’indagine condotta dal Ttla (International Transport and Logistic Alliance), un’associazione che unisce i più importanti trasportatori lituani, nove aziende su dieci hanno registrato un aumento significativo dei costi, con punte che superano il 15%, e hanno perciò deciso di aprire nuove filiali nei Paesi dell’UE, in particolare Germania e Polonia, immatricolando oltre 8000 nuovi camion.
Come dichiarato dal Ttla, infatti, la Polonia offre condizioni più favorevoli per l’acquisto di nuovi trattori, in particolare grazie a leasing e assicurazioni obbligatorie più economiche, minori detrazioni in busta paga e meno restrizioni nel reclutamento di autisti da Paesi terzi. L’aumento delle immatricolazioni, tuttavia, non è dettato da un aumento dei volumi ma serve ai trasportatori per coprire quei servizi rimasti scoperti dai mezzi obbligati a rientrare alla base.
Per questo motivo, i costi derivanti dal Pacchetto Mobilità restano troppo alti per gran parte delle imprese lituane che, attraverso il Ttla e insieme a rappresentanti di vettori polacchi, bulgari, rumeni, ungheresi e croati, hanno recentemente chiesto al Commissario Europeo di rivedere urgentemente l’obbligo di ritorno alla base che, oltre ad essere economicamente ingestibile, causerebbe un aumento delle emissioni di CO2, in contrasto con le politiche comunitarie. Già nel 2020, la Lituania aveva presentato due mozioni alla Corte di Giustizia Europea contro alle nuove norme sui rientri, i cabotaggi ed i riposi degli autisti ma il caso non è ancora stato discusso.
Tutte le aziende che hanno preso parte alla ricerca hanno inoltre dichiarato di dover far fronte a un’ulteriore carenza di autisti dopo l’introduzione del Pacchetto Mobilità. Gli aumenti salariali per gli autisti europei, secondo l’indagine, non stanno avendo un impatto decisivo nel mitigare la carenza di personale mentre le maggiori sfide sono legate all’attrazione di giovani conducenti e alla mancanza, a livello europeo, di infrastrutture come aree di sosta attrezzate, parcheggi sicuri e sistemazioni per il riposo.
Marco Martinelli