L’intervista del Corriere della Sera al titolare della società di autotrasporto Napolitrans, Gerardo Napoli, sulla carenza di autisti (e sulla sua disponibilità ad assumerne una sessantina) non solo ha scatenato il dibattito su questo problema, ma ha anche spinto la multinazionale Whirlpool, che ha chiuso lo stabilimento di Napoli, a proporre agli operai in esubero di contribuire con seimila euro per conseguire le patenti superiori e così riconvertirsi in autisti di veicoli industriali. I tratta di un bacino di 340 persone, ma solo una parte potrebbero teoricamente mettersi alla guida di un veicolo industriale.
Un’apertura in tal senso è venuta dallo stesso Napoli, che ha aggiunto che il giorno dopo l’uscita della sua intervista sul Corriere ha ricevuto una ventina di candidature e proponendo che chi frequenta il corso per acquisire la patente superiore possa iniziare il tirocinio nelle aziende. Anche altre imprese di autotrasporto sarebbero interessate alla riconversione da operai ad autisti. Il direttore generale dell’Alis, Marcello Di Caterina, aggiunge però che bisogna comunque eliminare barriere all’ingresso della professione, prime tra tutte l’elevato costo della patente e i lunghi tempi per ottenere la Cqc, concludendo che “servono quindi incentivi ad aziende e lavoratori”.
Uno dei limiti alla riconversione degli operai in autisti è l’età elevata di molti di loro, sempre che qualcuno voglia effettivamente farlo. È veramente difficile trasformare un operaio di oltre 45-50 anni in un autista di autoarticolato. E in effetti non risulta che qualche lavoratore della Whirlpool di Napoli abbia effettivamente avanzato la sua candidatura per il contributo.
Sulla questione Whirlpool è intervenuta anche l’associazione degli autisti Agorà 2.0 MT, ammonendoli a “fare attenzione” perché “queste aziende vogliono approfittare del vostro dramma per farsi pubblicità, questo lavoro non si può imparare in pochi mesi, le cifre che stanno girando sono solo propaganda, bastano due calcoli per capire che se tutto va bene, vi potreste trovare a lavorare per nemmeno 5 euro a ora”.
L’associazione aggiunge che “nel nostro mondo non esistono giorni di ferie, non esistono tredicesima e quattordicesima, come non esistono straordinari, indennità e nella cifra che vi offrono spesso c’è già calcolato il tfr. Quelle cifre si riferiscono ad un lavoro h24 per una disponibilità di 365 giorni l’anno”. La nota conclude con un auspicio: “Noi siamo dalla stessa parte della barricata, per questo ci auspichiamo che prima o poi le nostre strade si uniscano per combattere il nemico comune”.