Mentre medici e infermieri si ammalano in corsia e qualcuno addirittura muore (venticinque medici morti al 24 marzo per Covid-19) e mentre migliaia di lavoratori dei magazzini e autisti lavorano duramente per assicurare la consegna delle merci, molte delle quali sono essenziali alla salute e all’alimentazione delle persone, i benzinai decidono si chiudere gli impianti, perché non sono remunerativi, visto che ormai la maggioranza delle autovetture è ferma. Però i camion, le ambulanze, le autovetture degli organi di controllo, dei medici, degli infermieri, dei cassieri dei supermercati e delle altre persone che continuano a lavorare viaggiano e hanno bisogno di essere rifornite. E se chiudono i distributori si fermano tutti.
Ovviamente il Governo deve intervenire, anche se non è chiaro come, visto che il comunicato della associazioni non illustra delle richieste chiare e concrete. Cita solamente la riduzione degli introiti (che colpisce tutte le categorie del commercio, molte delle quali sono addirittura chiuse) e motivi di sicurezza. Riguardo a questi ultimi, nessuno vuole far ammalare i benzinai, ma ci sono già ora le condizioni per operare in sicurezza. Molti distributori hanno il self-service, quindi l’operatore della pompa deve solo seguire il pagamento - e può farlo a una distanza di sicurezza o da dietro il vetro della cassa - e sovrintendere alle attività di riempimento dei serbatoi e anche in questo caso si possono mantenere le distanze di sicurezza.
Che cosa succederà? Probabilmente le associazioni dei distributori vogliono qualche risorsa in più e il Governo gliela concederà e speriamo che la questione finisca così. Altrimenti, il Governo dovrà prendere decisioni più drastiche per imporre ai distributori di carburante di restare aperti, così come sta imponendo a milioni di cittadini di restare chiusi in casa loro. E soprattutto questa deve essere l’occasione per rivedere il sistema di distribuzione dei carburanti in Italia, che evidentemente non è in grado di garantire il funzionamento del Paese e la sopravvivenza delle persone in situazioni emergenza.
Facciamo un esempio. Proprio in questi giorni doveva entrare in vigore una nuova disciplina per la gestione delle cisterne e i distributori privati di carburante, molti dei quali sono di aziende d’autotrasporto, che appesantisce gli oneri burocratici, disincentivandone quindi l’uso. Bisogna viceversa facilitare la diffusione di questi impianti, pur prevenendo le frodi sulle accise, usando magari le nuove tecnologie per la digitalizzazione delle pratiche e delle transazioni.
Si può anche aumentare il livello di automazione dei distributori, permettendo di svolgere senza il personale non solo il rifornimento dei veicoli, come ormai avviene in migliaia d’impianti, ma anche quello dei serbatoi. Anche questo è fattibile, tenendo conto che già oggi quasi tutte le operazioni di riempimento dei serbatoi sono svolte dall’autista dell’autocisterna. Insomma, nulla impedisce la creazione di catene di distributori completamente prive di personale.