Il mancato rinnovo del CCNL – e il conseguente sciopero indetto dai sindacati confederali il 27, 30 e 31 ottobre - sta creando divisioni tra le associazioni imprenditoriali sulle richieste e sull'atteggiamento da tenere nei confronti dei sindacati. Dopo una prima rottura tra le confederazioni che rappresentano la logistica e i corrieri (Confetra e Fedit) e quelle che rappresentano l'autotrasporto, emergono incrinature anche all'interno di queste ultime. In particolare, un'importante crepa è apparsa all'interno dell'Anita, che è l'associazione delle imprese di autotrasporto industriali che aderisce a Confindustria.
Con un comunicato diffuso il 27 ottobre 2017, Marcello Pigliacelli, dell'omonima impresa di autotrasporto laziale, annuncia le dimissioni dal Consiglio Nazionale di Anita e l'uscita del suo Gruppo. L'imprenditore - che nella nota precisa di avere " il maggior numero di dipendenti nel settore Autotrasporti con contratto italiano e assunti in Italia" - dichiara di non condividere le dinamiche dell'associazione nel Tavolo datoriale dell'autotrasporto per il rinnovo del contratto nazionale.
Pigliacelli è un nome di spicco non solamente per la dimensione dell'azienda, che è una delle più grandi in Italia, ma anche per l'impegno che aveva finora in Anita, di cui è stato anche vice-presidente. Nella nota, Pigliacelli scrive che "solitamente la trattativa per il rinnovo di un contratto si chiude al rialzo per i lavoratori. Tuttavia anche quando, negli anni passati, ci sono stati aumenti del tutto trascurabili nei salari, sono state trovate, durante la contrattazione, modalità nuove, volte ad un miglioramento dell'aspetto remunerativo, magari integrando/modificando voci diverse del contratto (vedasi Federmeccanica oggi e il contratto dell'Autotrasporto rinnovato a gennaio 2011). Un aspetto fondamentale per la crescita del comparto e anche per i dipendenti. Oggi Anita ha invece assunto un atteggiamento di chiusura verso le legittime richieste dei lavoratori, pertanto rifiuto personalmente di riconoscermi in questa azione".
Pigliacelli prosegue sostenendo che la vera risorsa dell'azienda sono i suoi dipendenti, "con i quali è necessario mantenere aperto il confronto, pur nei toni accesi che esso può assumere". Egli conclude sostenendo che "il mancato adeguamento contrattuale sarà a solo vantaggio delle imprese straniere operanti in Italia, e di quelle italiane che hanno delocalizzato tutti i propri lavoratori in Paesi stranieri, continuando ad esercitare l'attività anche nel nostro Paese. Anita in questo momento non sta lavorando per le imprese italiane. Non sta lavorando per la crescita". Pigliacelli precisa infine che pur lasciando Anita resta all'interno di Confindustria.
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