Il terrorismo internazionale sta entrando con prepotenza tra i temi all'ordine del giorno dell'autotrasporto, che è una delle attività che beneficia maggiormente della libera circolazione all'interno dell'Unione Europea. Una libera circolazione che potrebbe essere uno dei principi messi in discussione dagli attentati di Parigi. Già poche ore dopo di questi eventi, ossia il 17 novembre, l'associazione di autotrasportatori Assotrasporti ha scritto al presidente del Consiglio e ai ministri dei Trasporti e dell'Interno per chiedere maggiori controlli sulle strade nei confronti dei veicoli industriali stranieri che circolano in Italia.
"Da anni reclamiamo a gran voce che la Polizia stradale e le altre Forze dell'Ordine indirizzino i controlli prevalentemente sui vettori con targa straniera in viaggio sulle nostre strade e autostrade", scrive l'associazione. "Gli eventi gravissimi delle ultime settimane mostrano che è giunto il momento di darci ascolto. Di dire finalmente sì a maggiori verifiche sui mezzi con targhe straniere e/o autisti di altra nazionalità comunitaria o extracomunitaria, liberi di circolare in modo spesso irregolare (in regime di cabotaggio abusivo, in violazione dei tempi di guida, con coperture assicurative insufficienti, ecc.), ma anche di trasportare indisturbati persone e armamenti".
Il 20 novembre, Paolo Uggè – come vice-presidente di Confcommercio e presidente di Conftrasporto – ha scritto a ministro dei Trasporti, segnalando anche lui come "l'autotrasporto potrebbe essere un vettore scelto per far circolare in modo illegale uomini e armi". La confederazione degli autotrasportatori chiede al ministro Delrio "la sospensione temporale della attività di cabotaggio per i trasportatori internazionali, tranne per chi fosse in possesso del documenti di prenotazione".
Inoltre, l'Italia può attuare un sistema – sempre per il regime di cabotaggio – per fornire un corridoio preferenziale alle aziende di autotrasporto estere che comunicano alle Autorità, con sette giorni d'anticipo, i dati del conducente e dell'impresa per cui effettua il trasporto (tramite un modulo elettronico, come sta facendo l'Austria). Conftrasporto propone anche di attuare l'applicazione obbligatoria di un chip per tracciare ogni collo da parte dello speditore.
Al termine della lettera, Uggè ribadisce che l'elemento fondamentale resta una "politica di controlli adeguata". E precisa: "Più volte abbiamo segnalato, dati alla mano, come nei confronti di vettori esteri si registri una carenza di norme che finiscono per rendere il vettore estero incontrollato oppure, poco oggetto di attente verifiche".
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