Come ha riferito TrasportoEuropa il 18 dicembre 2024, ad alcune imprese di autotrasporto sono giunte alla fine del 2024 diffide dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti per pagare il contributo relativo all’anno 2020. Tale richiesta rientra in un lungo e complesso contenzioso tra l’Autorità e le associazioni degli autotrasportatori, che ha visto ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato e specifici provvedimenti normativi. La situazione a oggi è che gli autotrasportatori non devono pagare il contributo. Allora perché l’Art sta inviando le diffide ad alcune imprese?
Lo ha spiegato a TrasportoEuropa Piero Savazzi, che il coordinatore della Segreteria Generale e dell’Area tecnica e normativa dell’associazione degli autotrasportatori Fiap. La questione nasce nel 2021, in un periodo in cui era in corso la vertenza tra Art e autotrasportatori. All’inizio di quell’anno il Consiglio di Stato emise alcune pronunce che riconoscevano la legittimità del contributo per le imprese di autotrasporto che esercitano l’attività in infrastrutture che rientrano nell’ambito dell’Art, come porti, interporti o aeroporti.
“In particolare, dette imprese sono quelle che, al 31 dicembre 2019, avevano in disponibilità veicoli dotati di capacità di carico con massa complessiva oltre le 26 tonnellate, nonché trattori con massa rimorchiabile superiore sempre a 26 ton, di cui almeno uno sia stato impiegato per svolgere un servizio di connessione con porti, scali ferroviari merci, aeroporti, interporti”, spiega una nota della Fiap di quell’anno.
Ciò vale per il 2019 e il 2020, perché nel 2021 l’autotrasporto è esonerato dal pagamento del contributo grazie al cosiddetto Decreto Sostegni, emanato a causa della Covid. Ma solo per quell’anno. Però tale provvedimento non ha esonerano i due anni precedenti, quindi è rimasta in vigore la disposizione che abbiamo illustrato relativa al 2019 e al 2020. Non solo: prima dell’emanazione del Decreto Sostegni alcune imprese avevano pagato, ad aprile 2021, la prima rata del contributo relativo a quell’anno (e finora non hanno ricevuto alcun rimborso).
Anche nel 2022 le imprese di autotrasporto vennero esonerate dal pagamento del contributo all’Art, questa volta a causa della guerra in Ucraina che causò l'emanazione di un Decreto volto a contrastare gli effetti economico del conflitto per le imprese italiane. Ma pure in questo caso non vennero sanati gli anni 2019 e 2020 e quindi rimase in vigore il contributo per le imprese di autotrasporto che operano in porti, interporti, eccetera.
La svolta è avvenuta nel 2023 con il Decreto Lavoro, che ha definitivamente esonerato l’autotrasporto dal pagamento del contributo all’Art. Ma anche in questo caso non è stato sanato il periodo 2019-2020. Per quel periodo, le imprese dovevano inviare all’Art una comunicazione in cui indicavano quale parte del fatturato proviene da attività di autotrasporto svolte in porti, interporti, eccetera e pagare il contributo all’Autorità calcolato solo per tale fatturato.
Chi non ha inviato tale comunicazione e pagato il contributo, anche solo perché non sapeva di doverlo fare (comprensibilmente, vista la complessità della questione), può avere ricevuto nel 2024 la comunicazione dell’Art che impone il pagamento della quota relativa al 2020. Non avendo comunicato quale parte del fatturato è stata svolta in attività in porti, interporti, eccetera, l’Autorità ha preso in considerazione l’intero fatturato aziendale.