Il processo in corso a Trieste nei confronti della titolare dell'azienda di autotrasporto Gandolfo, con sede a Gorizia, e di un suo autista è interessante per l'intera categoria perché l'accusa si basa sulla mancata formazione linguistica degli autisti stranieri. Come riporta un articolo del quotidiano Il Piccolo, i due imputati sono stati rinviati a giudizio per lesioni personali colpose dopo un incidente avvenuto il 19 dicembre 2014 nel piazzale dell'azienda di autotrasporto, dove l'autista imputato, di origini serbe, ha investito un suo collega bosniaco mentre stava svolgendo una retromarcia per parcheggiare l'autoarticolato, causandogli la frattura del perone della gamba destra.
Il pubblico ministero, Valentina Bossi, coinvolge nell'accusa anche l'azienda di autotrasporto perché non avrebbe fornito una sufficiente formazione ai due autisti sui rischi e sulle misure di prevenzione nell'ambito del trasporto stradale perché non sarebbero state incluse nel percorso formativo anche le conoscenze della lingua italiana. Inoltre, il pubblico ministero rileva che l'azienda non ha nominato il medico di sorveglianza sanitaria. L'autista è invece imputato perché non si sarebbe accertato della presenza del collega dietro al suo camion mentre stava svolgendo la retromarcia.
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