L'Ucraina ha presentato ufficialmente la sua proposta per lo sblocco dei confini con la Polonia, tormentati da blocchi continui dalla fine dello scorso anno. Il "Piano di comprensione reciproca", come è stato definito dagli addetti ai lavori, è stato annunciato dal primo ministro ucraino Denys Shmyhal e si articola in cinque fasi. Il primo punto, che difficilmente verrà accettato dalle associazioni dei contadini, prevede l'accordo sulle esportazioni agricole e ricalca l’approccio avuto finora dalla Commissione europea.
Si tratta di misure protettive a tutela di prodotti ucraini come grano, cereali, colza, carne, pollame, uova e zucchero, che continuerebbero a viaggiare attraverso la Polonia in regime di esenzione sui dazi ma con limiti sui volumi di esportazione che non possono superare la media registrata tra il 2022 e il 2023. Come spiegato dal ministro, eventuali quantità eccedenti dovranno essere riportate in Ucraina, mentre le autorità vigileranno sull’effettiva applicazione del regolamento.
Nel secondo punto, Kiev si appella alla Commissione Europea a cui richiede di condurre uno screening urgente per analizzare e fotografare la reale situazione degli scambi commerciali tra UE e Ucraina, con l’obiettivo di respingere le presunte manipolazioni riguardanti la qualità dei prodotti agricoli ucraini, spesso nel mirino delle associazioni polacche che bloccano i confini. Anche in questo caso, come spiegato dal ministro, alla base dell’accordo ci sarebbe la piena liberalizzazione del commercio con l'UE in un regime economico senza visti e che vede la cancellazione dei dazi doganali.
Il terzo punto rappresenta invece un invito al governo polacco per la presentazione congiunta di un appello alla Commissione europea con l’intento di fermare le esportazioni agricole russe verso l'UE. Si è infatti diffusa nelle ultime settimane, dopo la pubblicazione di un reportage di un giornalista ucraino, la notizia di un aumento costante negli ultimi due anni delle importazioni di prodotti agricoli russi in Polonia attraverso la Bielorussia, che ha fatto emergere ancora una volta l’intricata rete dei fattori economici e politici in gioco. Il premier polacco Tusk starebbe già valutando il blocco totale delle importazioni da Mosca emulando di fatto la Lituania, che ha recentemente chiuso le proprie frontiere alla Russia.
Il quarto passo prevede invece la creazione di un quartier generale tripartito composto da Ucraina, Polonia e Commissione Europea, sotto la presidenza congiunta dei ministri dell'agricoltura dei due Paesi e di un rappresentante della Commissione Europea. Anche le associazioni agricole sarebbero ammesse alle assemblee e l’intento è chiaramente quello di capire le esigenze di entrambe le fazioni e scongiurare nuovi blocchi alle frontiere. Il quinto passo, infine, mira a risolvere il problema dell'attraversamento delle frontiere di armi, equipaggiamento militare, aiuti umanitari, forniture mediche e di tutte quelle merci di supporto sia alla popolazione sia al conflitto.
E mentre si attende la risposta della Polonia, l’Ucraina ha raggiunto un accordo con la Turchia per la proroga della liberalizzazione del trasporto merci tra i due Paesi, come riferito dal servizio stampa del Ministero della Ricostruzione. Secondo l'annuncio, il trasporto senza visto sarà bidirezionale e riguarderà anche il semplice transito e il passaggio di veicoli vuoti. L’Ucraina, ad oggi, ha già concordato il “trasporto senza visto” con 35 paesi, inclusi i membri dell’UE, e lo scorso anno è stata trovata l’intesa anche con Norvegia e Macedonia del Nord. Il paese, come dimostrato dalla proposta inviata alla Polonia, è ancora fedele alla politica del libero transito che, però, sembra inconciliabile con le proteste in atto.
Marco Martinelli