L’intesa raggiunta nell’incontro del 24 febbraio tra la vice-ministra del Mims Teresa Bellanova e alcune associazioni dell’autotrasporto (ma non formalizzata in un accordo siglato dalle parti) ha portato allo stanziamento di 80 milioni di euro, previsto all’interno del Decreto Energia pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del primo marzo 2022. Ciò ha raffreddato la tensione sulle strade, perché sono rientrate le manifestazioni sorte dalla Sicilia a Ravenna. Ma può essere una brace ancora accesa sotto la cenere, perché non tutto il mondo dell’autotrasporto approva quanto uscito dalla riunione.
Una prima reazione spontanea è apparsa sui social network, con numerosi reazioni contrarie espresse nei commenti ai post che annunciano l’intesa. Nella maggior parte dei casi, i provvedimenti sono ritenuti inutili per affrontare in modo efficace l’aumento dei prezzi (accentuato dalla guerra in Ucraina). Ma sono apparse anche prese di posizione da parte di realtà organizzate. Già poche ore dopo la riunione l’associazione Ruote Libere presieduta da Cinzia Franchini (ex presidente della Fita Cna poi uscita dalla sigla) ha definito l’intesa “fumo negli occhi”.
Franchini dichiara che “un'azienda che ha chiuso i bilanci in pareggio o in perdita dei crediti di imposta non sa cosa farsene e che sul fronte dei pedaggi sarebbero largamente sufficienti gli stanziamenti già previsti, se non fossero drenati dal baracco sistema dei Consorzi di servizi che, guarda caso, fanno riferimento alle associazioni che oggi plaudono il Governo”. E aggiunge che “oggi l'urgenza è rappresentata dal taglio del costo del carburante utilizzando la leva della sterilizzazione dell'Iva sulle accise. Non esistano altre strade al momento”.
Il 25 febbraio, Assotir ha “preso le distanze dall’intesa”. Il segretario generale Claudio Donati sfida a “trovare almeno un autotrasportatore d’accordo”, aggiungendo che “a chi ogni giorno va alla pompa e vede il prezzo del gasolio aumentare, non è rispettoso promettere soldi che, se certe ‘trovate’ ministeriali dovessero funzionare, darebbero soldi tra due anni”. La presidente Anna Vita Manugrasso spiega che “sicuramente più serio ed utile sarebbe stato destinare quelle somme ad un fondo per incentivare l’esodo dal mercato dei trasportatori marginali, destinati ad andare fuori mercato, anche a causa del caro gasolio. Quanto al tavolo delle regole è evidente il peso della committenza, sia quella ufficiale (Confindustria e Confetra) che quella mimetizzata tra le rappresentanze dell’autotrasporto. Sono spariti i costi minimi obbligatori, sostituiti da una non meglio definita clausola per l’adeguamento all’aumento (o diminuzione) del costo del gasolio”.
In una dichiarazione del 3 marzo, il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo, ritiene che sia “inevitabile” il fermo nazionale dei servizi, non tanto come protesta ma come “inevitabile conseguenza di un vero e proprio collasso di sistema”. Per evitarlo, Longo propone due provvedimenti: “Da un lato, la decretazione d’urgenza dell’obbligo per le aziende committenti di adeguare alle variazioni dei costi gasolio le tariffe dei servizi di trasporto riconosciute agli autotrasportatori, modificando una norma vigente rivelatasi del tutto inefficace; dall’altra, il varo di interventi di natura fiscale che prevedano l’utilizzo dell’extra gettito dell’Iva derivante dai rincari, per supportare e abbattere i costi delle imprese di autotrasporto”.
Il videocast K44 Risponde ha affrontato questo tema, con diverse posizioni sulla riunione e sui suoi risultati, in questo episodio che vi riproponiamo.