Negli ultimi trent’anni le imprese di autotrasporto italiane sono sparite dalle rotte per l'oriente, cacciate dal mercato dal dumping sociale attuato gli autotrasportatori dell’Europa dell’Est dopo l’ingresso dei loro Paesi nell’Unione Europea. Ma ora possono rientrare in gioco, a causa di alcuni fattori concomitanti, come la carenza di autisti e perfino la Brexit. Lo mostra il caso della Riboni Trasporti, che ha avviato una rotta tra la Gran Bretagna e l'Asia Centrale. Anzi le rotte sono almeno due, alternative, che usano diverse modalità: strada, rotaia e mare.
Tutto è partito dall’intuizione di Alberto Riboni di aprire a novembre 2020 una filiale in Gran Bretagna poco prima della Brexit, scommettendo sul fatto che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione avrebbe aumentato la domanda di autotrasporto di qualità tra le due sponde della Manica. Così, l’azienda novarese ha spostato alcuni veicoli industriali dalla Polonia all’Inghilterra, aprendo uno hub a Londra per trasporti internazionali, con una spiccata specializzazione per quelli a temperatura controllata e per i farmaci. Non solo l’impresa ha cominciato bene, ma l’esplosione della crisi degli autisti in Gran Bretagna le ha portato un rapido incremento di lavoro.
Lavorando nell’isola, Riboni ha scoperto che stava aumentando la richiesta di autotrasporto di farmaci dalle grandi aziende produttrici britanniche verso l’area del Caucaso e quindi l’imprenditore italiano si è messo al lavoro per soddisfare questa domanda. “La carenza di autisti sta colpendo anche i Paesi dell’Est, che ora hanno grandi difficoltà a fornire conducenti competenti e affidabili, mentre noi ne abbiamo ancora”, spiega Riboni. “Così i committenti stanno tornando a bussare alle porte delle imprese occidentali”.
Organizzare il trasporto dalla Gran Bretagna al Caucaso non è semplice, ma Alberto Riboni non si è fatto intimorire, anche perché nel Dna della sua azienda (fondata nel 1947 dal nonno Angelo) ci sono anni di trasporti verso la Russia e verso l’Africa, fino al Senegal. L’occasione è stata la richiesta di trasporti di farmaci verso alcuni Paesi dell’area: Uzbekistan, Kirgizstan, Azerbaigian, Turkmenistan, Armenia e Georgia. La prima decisione è stata scegliere la rotta. “Invece di quella tradizionale che passa in Russia, abbiamo deciso di fare perno sulla Turchia, per diversi motivi. Il primo è che la rotta turca ci permette di usare almeno due itinerari alternativi. Uno prevede l'arrivo dei camion a Trieste, l’imbarco dei semirimorchi per Istanbul, dove da un nostro hub arrivano a destinazione trainati da vettori turchi. Il secondo itinerario prevede l’imbarco a Bari fino a Igoumenitsa, poi la prosecuzione verso est su strada, sempre passando a Istanbul. In questo caso l’intero viaggio è servito da personale di Riboni”.
Il secondo motivo che ha spinto Riboni a transitare in Turchia è la possibilità di trovare carichi di ritorno: “Dal Caucaso e dagli altri PAesi dell'Asia Centrale arriva poca merce, quindi i veicoli ripartono vuoti, ma poi si riempiono in Turchia che esporta molto verso l’Europa. Anzi, con la loro inflazione i volumi stanno aumentando”. Recuperare merce al ritorno è importante per il bilancio, visto che il viaggio dalla Gran Bretagna al Caucaso può durare fino a sedici giorni e nei mesi invernali ancora di più.
Per ridurre i tempi di guida, Riboni è uno dei primi autotrasportatori a usare il nuovo servizio di trasporto ferroviario di semirimorchi non accompagnati attivato da Eurotunnel e CargoBeam tra Ashford, in Inghilterra, a Calais con prosecuzione verso lo scalo intermodale Domo2 di Domodossola, che si trova a breve distanza dalla sede della società di autotrasporto, a Meina. “Tutti i semirimorchi diretti verso il Caucaso passano dalla nostra sede, dove passano da un trattore guidato da un autista che svolge la rotta per la Gran Bretagna a uno adatto a raggiungere l’oriente. Ed è proprio questa competenza del personale ad essere il principale valore aggiunto che offriamo ai committenti britannici”.
Riboni usa questo servizio ferroviario anche per i trasporti tra Gran Bretagna e Africa (dove ha filiali in Marocco e Senegal). In questo caso, i semirimorchi proseguono per Genova, dove s’imbarcano sui traghetti diretti a Tangeri, qua sono agganciati dai trattori della filiale marocchina e portati a destinazione. Per illustrare il trasporto della società novarese in Marocco vi riproponiamo questo documentario di TrasportoEuropa.