Per due ore, dalle otto alle dieci del mattino, l'accesso al porto di La Spezia è stato bloccato da una lunga fila di camion, che è proseguita anche sulla viabilità cittadina in via Carducci. In questo caso, l'ingorgo è stato causato dal camion di un autotrasportatore esasperato dalle lunghe attese davanti al terminal container, che ha chiuso il camion e lo ha lasciato come "tappo", impedendo agli altri veicoli di accedere. Secondo la ricostruzione delle associazioni dell'autotrasporto, l'autotrasportatore ha visto "l'accesso bloccato da una sola guardia giurata alla sbarra di ingresso del porto, che lo ha costretto a cambiare strada, operazione che lo ha impegnato in una manovra rischiosa e, sconfortato dall'insieme della situazione, ha fermato il mezzo".
Dopo un paio di ore, grazie anche all'intervento della Questura e dell'Autorità Portuale, la circolazione è ripresa. Ma la vicenda non termina qua, perché Fita Cna e Confartigianato Trasporti hanno diffuso un comunicato che definisce la situazione alla Spezia "non più sostenibile".
"Normalmente la città non si accorge dei disagi, tranne che in casi eclatanti come quello di ieri", spiega a TrasportoEuropa Giuliana Vatteroni, responsabile Fita della Spezia. "Ma dopo aver varcato l'ingresso degli Stagnoni, i camion s'immettono in un budello e restano in fila per lungo tempo prima di entrare al cancello del terminal container. Per fare un'operazione che tra entrata e uscita richiede al massimo 45 minuti, i veicoli possono impiegare più di un'ora e mezzo. E siamo un periodo tranquillo, chissà che cosa accadrà tra un paio di settimane, quando inizierà il picco della movimentazione container".
Nella nota congiunta, le due associazioni affermano che "l'attesa delle operazioni di carico e scarico porta gli autisti a consumare inattivamene le ore di guida e di lavoro a disposizione, rischiando anche sanzioni in caso di verifica da parte degli organi di controllo e perdita di denaro per mancati viaggi e ritardi nelle consegne". Sono necessari interventi infrastrutturali, che però richiedono due o tre anni. Quindi, concludono le associazioni, "è necessario cercare di accelerare le operazioni interne senza movimentazioni prioritarie legate alle navi e ai treni che fanno dilatare i tempi d'attesa e individuare aree all'interno del porto per carico e scarico di container nei momenti di punta. Queste soluzioni in grado di attenuare le criticità non sono più procrastinabili".
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