Secondo quanto riferiscono alcuni comunicati del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, il 22 maggio è iniziato un fermo degli autotrasportatori, che prosegue in diverse località del Paese nonostante azioni repressive del Governo. La fonte cita episodi come alcuni arresti di camionisti a Doroud e Kovar, assalto dei presidi ad Amirabad e Zarrinshahr e tentativo di staccare le targhe dei camion a Khorramdareh. Gli autisti dell'autotrasporto chiedono l'aumento dei salari, la possibilità di andare in pensione dopo 25 anni di attività, la riduzione dei premi assicurativi (che sarebbero stati recentemente raddoppiati), la fine dei pedaggi e delle commistioni chieste da alcuni "agenti del regime" (come li definisce il Comitato), la diminuzione dei prezzi dei ricambi, le dimissioni del presidente dell'associazione degli autotrasportatori e la fine delle misure repressive.
Il 31 maggio, la confederazione internazionale dei lavoratori del trasporto ITF ha diffuso una nota che esprime solidarietà con gli autotrasportatori iraniani, la cui protesta è stata sostenuta anche da due sigle iraniane affiliate alla confederazione. Secondo la nota dell'Itf, lo sciopero sarebbe diffuso in oltre 250 città di tutte le province iraniane e sta ottenendo un "impatto significativo", perché l'autotrasporto è il principale sistema di rifornimento del Paese. La questione principale è quella dei salari, che a causa dell'aumento dell'inflazione e dei prezzi dei generi di consumo non permettono ai camionisti di vivere decentemente. "Allo stesso tempo, molti camion sono in cattive condizioni, necessitano di pezzi di ricambio e riparazioni. Accanto a condizioni meteorologiche avverse, problemi di sicurezza delle aree di confine e una generale mancanza di sicurezza stradale, i camionisti iraniani sopportano condizioni di lavoro inaccettabili", spiega Noel Coard, responsabile del settore trasporti interni dell'Itf.
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