L’organizzazione sgominata dall’operazione Free Diesel della Guardia di Finanza di Lecce aveva attuato un’evasione fiscale di oltre venti milioni di euro, tra accisa, Iva e Ires, sul commercio illegale di venti milioni di litri di gasolio tra il 2014 e il 2018. L’operazione si è conclusa il 19 novembre 2020 con undici arresti, di cui tre in carcere e otto ai domiciliari, nelle provincie di Lecce e Roma. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata ai reati di contrabbando di gasolio agricolo, emissione ed utilizzo di fatture false, riciclaggio ed autoriciclaggio. Altre 53 persone sono indagate a piede libero.
L’organizzazione vendeva gasolio agevolato per l’agricoltura a scopo autotrazione a imprese di autotrasporto pugliesi. L’indagine è iniziata proprio con il pedinamento di un autocisterna carica di gasolio agricolo che venne venduto illecitamente. È seguita un’inchiesta di due anni da cui sono emerse due frodi parallele. La prima consisteva in un contrabbando di grandi quantità di gasolio agricolo e la seconda in una società cartiera che acquistava e vendeva carburante per autotrazione in totale evasione dell’Iva.
L’organizzazione aveva sede a Lecce e ha gestito due depositi di carburanti formalmente legali, tramite i quali ha venduto - evadendo accise e Iva - 25 milioni di litri di gasolio ad autotrasportatori di Lecce, Brindisi e Taranto che sapevano dell’origine illegale del prodotto. In questo modo, la banda ha guadagnato oltre tredici milioni di euro. Per farlo, usava il nome d’imprese agricole inesistenti e prive dei libretti Utenti Motori Agricoli, che acquistavano formalmente il gasolio, che in realtà andava sui camion dei trasportatori.