Secondo gli inquirenti, i due autotrasportatori (di cui uno è morto nel frattempo) avrebbero attuato diverse minacce tra il 2009 e il 2011 nei confronti di agricoltori e altri trasportatori della zona meridionale della provincia di Ragusa per acquisire servizi di autotrasporto del pomodoro ciliegino, tipico di quella zona. L'inchiesta è nata dalle denunce di alcune vittime delle minacce, che sono in prevalenza aziende familiari.
La Polizia ha iniziato a lavorare su questo caso a gennaio 2010, quando gli agenti del commissariato di Pachino hanno ricevuto una segnalazione proveniente da un'associazione antiracket di Rosolini e hanno ascoltato alcuni agricoltori e autotrasportatori. Alcune testimonianze hanno riferito che pochi giorni prima, durante le festività natalizie del 2009, gli imprenditori ricevettero la visita di uno sconosciuto che proponeva una "riorganizzazione" dei trasporti nella zona. Era uno dei tre indagati che nelle settimane successive ebbe un incontro con un agricoltore, insieme all'altro autotrasportatore siciliano, proponendo di acquisire tutti i trasporti del pomodoro.
Nel marzo del 2010, uno dei due indagati si presentò in una cooperativa agricola, proponendo sempre l'acquisizione di tutti i trasporti. In questo caso l'incontro con il direttore della coop è definito dagli inquirenti "particolarmente acceso". L'uomo pretendeva che la sua azienda venisse inserita tra i fornitori di autotrasporto.
Nei mesi seguenti, gli agenti hanno proseguito le indagini, usando anche intercettazioni telefoniche, mostrando "un sistema illecito finalizzato ad acquisire il controllo del settore dei trasporti di prodotti ortofrutticoli, tra cui il pomodorino ciliegino, che venivano effettuati nella zona sud della provincia di Siracusa, esercitando un'illecita concorrenza con violenza e minaccia in danno delle ditte di trasporto e dei titolari di aziende agricole". Il terzo indagato è il referente in Sicilia di un'azienda di autotrasporto con sede a Fasciano, in provincia di Salerno.
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