Una società di autotrasporto con sede a Milano ma operante nella provincia di Reggio Emilia è stata sequestrata il 7 aprile 2025 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna nell’ambito di un’indagine, denominata Sugar Beet, sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta in Emilia Romagna. L’operazione ha anche portato all'arresto di sei persone e al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 250mila euro. L’inchiesta è partita da una segnalazione del Consiglio Nazionale del Notariato, che aveva rilevato la presenza informale di un soggetto con precedenti giudiziari legati alle precedenti operazioni antimafia Grimilde e Perseverance. Questa segnalazione ha permesso agli investigatori di approfondire la costituzione di una società sospetta, che si occupava di autotrasporti.
Secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero creato una nuova società, intestata formalmente a prestanome, per continuare le attività imprenditoriali di aziende confiscate in precedenza. In particolare, avrebbero trasferito i principali clienti dalle società confiscate alla nuova entità, causando una drastica riduzione dei ricavi per le aziende sotto amministrazione giudiziaria. Inoltre, i guadagni derivanti dalla campagna di raccolta delle barbabietole (da cui il nome dell'operazione, Sugar Beet) sono stati spostati dalle società confiscate alla nuova società fittiziamente intestata.
Gli indagati avrebbero anche cercato di ottenere la certificazione antimafia (White List) necessaria per partecipare agli appalti pubblici per infiltrarsi anche nel settore degli appalti, consolidando l'influenza della 'Ndrangheta nell'economia emiliana. Agli indagati sono stati imputati i reati di trasferimento fraudolento di valori, elusione dei provvedimenti penali e patrimoniali e tentata induzione a rendere dichiarazioni mendaci all'Autorità giudiziaria, aggravata dall'aver agevolato l'attività mafiosa della 'Ndrangheta.
Uno degli indagati è Cesare Muto, in carcere Voghera per scontare una condanna a due anni e otto mesi subita in uno dei filoni processuali derivanti dall'indagine Grimilde del 2019, che ha svelato le infiltrazioni della 'ndrangheta in Emilia Romagna. L'inchiesta ha sgominato un ramo del clan Grande Aracri, legato al boss cutrese Nicolino Grande Aracri. Cesare Muto è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere di stampo mafioso e trasferimento fraudolento di valori, reati commessi nel settembre 2006 e nel dicembre 2013.
Cesare Muto è fratello di Antonio, considerato un esponente di rilievo dell'associazione 'ndranghetista autonoma attiva nei territori di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza, storicamente legata alla cosca di Cutro (Crotone) facente capo a Nicolino Grande Aracri. Nel processo Aemilia è stato condannato in via definitiva il 7 maggio 2022 a dieci anni e otto mesi per associazione mafiosa ed è attualmente detenuto.
Nel novembre 2019, i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Modena, nell'ambito dell'operazione Grimilde, eseguirono un decreto di sequestro preventivo nei confrontidei due fratelli Muto, che allora erano attivi nel settore della logistica e trasporti. Per loro è stata confermata l'appartenenza al "circuito economico-relazionale facente capo al sodalizio 'ndranghetistico emiliano", storicamente legato alla cosca Grande Aracri di Cutro.