L’indagine su una imponente frode fiscale sul commercio di carburanti annunciata dalla procura di Napoli il 30 marzo 2021 e che coinvolse anche la società Petrolifera Italiana ha avuto a giugno un’evoluzione con il sequestro di 59 milioni di euro nei confronti di cinque persone. La Guardia di Finanza, che ha eseguito questo nuovo provvedimento, spiega che “in forza dei nuovi approfondimenti è stato possibile estendere le contestazioni dei reati fiscali anche nei confronti dei gestori di fatto della società e disporre il sequestro di provviste - anche nella forma per equivalente - in relazione ad ulteriori ipotesi di violazioni fiscali (utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti) tanto ai rappresentanti legali quanto ai gestori di fatto della società”.
L’inchiesta annunciata a marzo aveva rilevato la “presentazione di dichiarazione fraudolenta di imposta per l’anno 2017 dalla Petrolifera Italiana Srl e all’omessa dichiarazione per l’anno 2017”, mentre l’indagine successiva che ha portato all’ultimo sequestro ha aggiunto “ipotesi di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per l’anno 2017 e l’emissione di fatturazioni fasulle per l’anno 2018, per oltre 30 milioni di euro di fittizi acquisti e cessioni di carburante da parte della Petrolifera Italiana con diverse società fantasma, tra cui Italyan Petroli Srl, Giuliana Petroli Srl. e le ditte individuali Auletta Group e Vincent Group; ciò ha comportato l’evasione dell’Iva per circa 7 milioni di euro”.
Secondo gli inquirenti, la Petrolifera Italiana sarebbe al centro di una rete d’imprese diffusa in tutta Italia. “I titolari di fatto dell’azienda, in concorso con i gestori legali della società, hanno venduto milioni di litri di prodotti energetici a società cartiere fittiziamente dichiaratesi esportatori abituali che proprio in virtù di tale falsa qualifica potevano acquistare i prodotti senza applicazione dell’Iva”, scrive la Finanza in un comunicato. “Successivamente, le società acquirenti rivendevano gli stessi prodotti applicando l’Iva al cliente finale che però poi non la versavano all’Erario (meccanismo fraudolento tipico della cosiddetta frode carosello)”. In questo modo, conclude la Finanza, “la Petrolifera Italiana avrebbe negli anni assunto una posizione dominante sul mercato stravolgendo di fatto anche le regole della concorrenza”.