Uno dei capitoli della relazione scritta dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti al termine dell’indagine conoscitiva svolta sull’autotrasporto e la logistica s’intitola “confronto internazionale e shift modale”. Usando i dati della Direzione Generale Move della Commissione Europea, emerge che l’Italia è quinta in Europa nel trasporto stradale in termini di tonnellate-chilometri, dietro Polonia, Germania, Spagna e Francia, registrando una quota della strada dell’87,3%, a fronte della media UE del 77,3%. Ma questi sono dati noti. Più interessante in questo capitolo è l’analisi dei contributi statali all’autotrasporto, ritenuti “ampi”.
A tale proposito, l’Autorità commenta che “se ciò ha contribuito, da un lato, a sostenere economicamente le gestioni delle imprese di trasporto su strada all’avvio del regime di ‘liberalizzazione regolata’ di un mercato partecipato da imprese di tutta Europa (con licenza comunitaria) con regole e strutture di costi diverse, dall’altro lato, ha influito sulle dinamiche concorrenziali con le altre modalità di trasporto”. Infatti, “nonostante le policy incentivanti lo shift modale, come il ferrobonus e il marebonus, risulta che nel 2021 ancora il 48% delle ton-km di merce trasportate su strada ha riguardato percorrenze superiori a 300 km”.
Per determinare il totale dei contributi pubblici all’autotrasporto, l'Art prende il dato del Conto Nazionale dei Trasporti, secondo cui nel quinquennio 2018-2021 ammontano mediamente a 1,6 miliardi di euro l’anno, in spese correnti e conto capitale. Tra i contributi più significativi, il rapporto cita la riduzione dei pedaggi, le deduzioni forfettarie dell’imponibile fiscale per le imposte sul reddito per spese non documentate, i contributi alla formazione, la riduzione del contributo al Servizio sanitario nazionale sui premi di assicurazione per la responsabilità civile e l’acquisto di mezzi ad elevata sostenibilità ecologica ad alimentazione alternativa.
Poi il testo si sofferma sui rimborsi parziali dei pedaggi autostradali, che rappresenta una percentuale del 45,3% dei contributi per l’autotrasporto, sottolineando che “in ragione delle specifiche modalità scelte dall’Albo nazionale delle persone fisiche e giuridiche che esercitano l’autotrasporto di cose per conto di terzi, è stata incentivata la intermediazione di soggetti terzi, riconoscendo percentuali più elevate di ristoro all’aumentare dello scaglione dei pedaggi rientranti nell’ambito della contribuzione pubblica”. Ciò, secondo l’Autorità, ha contribuito a creare “rendite di posizione riducendo le risorse propriamente destinate alle imprese dell’autotrasporto”.
La seconda tipologia di contributo per incidenza (22,7%) è la deduzione forfettaria di spese non documentate, seguita dal rinnovo del parco veicolare e interventi ambientali (12,6%). L’Autorità conclude che “il consistente flusso di risorse pubbliche si è riflesso nei conti economici degli operatori, che mostrano valori di margine operativo (Ebidta margin) e redditività del capitale investito (Return on Investment - Roi) anche più elevati rispetto alle imprese concorrenti sulla media-lunga percorrenza rappresentate dal comparto ferroviario merci”.