La proclamazione dello sciopero nazionale dei lavoratori di Amazon del 22 marzo 2021 – quelli diretti e quelli delle imprese che operano in appalto nella gestione dei magazzini e nell’autotrasporto – sta suscitando una vasta eco, e non solo nazionale. Ne parlano i quotidiani italiani, ma anche la stampa estera. Intanto, dalle sedi regionali dei sindacati confederali arrivano previsioni sullo sciopero.
Lo fa una nota diffusa il 16 marzo dalla Uiltrasporti ligure: “A Genova a incrociare le braccia saranno circa trecento driver che lavorano per le società Bs Trasporti, L&D e Jet Express per la filiera Amazon, aziende che raccolgono moltissimi giovani con un contratti di lavoro precari imposti da Amazon per tenere i lavoratori in condizioni di grande soggezione”, dichiara Giovanni Ciaccio, coordinatore regionale logistica e trasporto merci, aggiungendo che “i ritmi imposti sono imposti sono particolarmente gravosi”.
Ciaccio aggiunge che dopo un accordo stipulato con Brt, Sda e Gls i sindacati confederali hanno cercato di portare al Tavolo delle trattative anche Amazon. “Da subito Amazon ha palesato la sua indisponibilità a trattare con il sindacato, demandando l’eventuale trattativa ad un’associazione datoriale che avrebbe dovuto rappresentare tutti i fornitori di Amazon”, afferma il sindacalista. “Purtroppo dopo solo due riunioni si è interrotta la trattativa. Eppure, il negoziato è continuato con gli altri colossi delle e-commerce, fino a giungere alla firma del primo accordo storico con i committenti, un protocollo che regolamenta retribuzioni, orari di lavoro e franchigie dei dipendenti dei fornitori”.
Sotto la lente dei sindacati c’è l’algoritmo di Amazon: “A differenza dei corrieri che operano in Sda, Dhl, Brt e Gls che, grazie agli accordi quadro sottoscritti, hanno ottenuto una disciplina dell’orario di lavoro, una retribuzione adeguata al lavoro che svolgono e carichi di lavoro regolamentati, i corrieri che operano per Amazon sono gestiti da un algoritmo ideato e gestito dalla multinazionale stessa, con dei carichi di lavoro e tempi che non si possono discutere. Spesso i lavoratori non sono in grado di riuscire a fermarsi per mangiare un panino e per necessità fisiologiche. Tutto questo non è umano, né civile, né accettabile”.
Sulle trattative relative ai dipendenti che lavorano per le aziende in appalto, Amazon sostiene che “i corretti interlocutori siano i fornitori di servizi di consegna, nonché le associazioni di categoria che li rappresentano”.