La Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per una presunta applicazione non corretta del Regolamento (CE) numero 1072/2009, che stabilisce norme comuni per l'accesso al mercato del trasporto stradale internazionale. La decisione, formalizzata attraverso l’invio di una lettera di costituzione in mora (INFR(2024)2235), rappresenta un segnale di attenzione su una questione che rischia di creare disparità di trattamento tra autotrasportatori italiani e stranieri.
La procedura riguarda quella parte del Regolamento che garantisce un’applicazione non discriminatoria delle sanzioni, indipendentemente dalla nazionalità o dal luogo di stabilimento delle imprese coinvolte. Secondo la Commissione, la normativa italiana viola questo principio a causa delle modalità di pagamento previste per le multe inflitte agli autotrasportatori. In particolare, l’Italia consente solo pagamenti tramite bonifico bancario o in contanti, un sistema che penalizzerebbe gli operatori stranieri.
Il problema nasce dai tempi più lunghi necessari per confermare i bonifici bancari internazionali rispetto a quelli domestici. Questa differenza si traduce spesso in ritardi nel rilascio dei veicoli immobilizzati, costringendo gli autotrasportatori stranieri a sostenere costi aggiuntivi, come le tariffe di parcheggio richieste dalle autorità italiane. Il risultato finale è che i conducenti stranieri, a parità di infrazione, si trovano a pagare una sanzione complessivamente più alta rispetto ai colleghi italiani.
La Commissione ha quindi deciso di intervenire per richiamare l’Italia al rispetto delle regole europee, sottolineando che tali prassi rappresentano una potenziale violazione del principio di parità di trattamento. L’invio della lettera di costituzione in mora rappresenta il primo passo della procedura di infrazione, che potrebbe culminare in un ricorso davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea qualora le Autorità italiane non adottassero le misure necessarie per correggere le criticità segnalate.
L'Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere alla Commissione e fornire soluzioni concrete per affrontare le carenze evidenziate. In caso di risposta insoddisfacente, Bruxelles potrebbe emettere un parere motivato, il passaggio successivo nella procedura di infrazione.