Guerra e siccità stanno aggravando la crisi energetica. La prima sta progressivamente riducendo l’afflusso di gas naturale dalla Russia, al punto che il 22 giugno 2022 il responsabile dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea), Faith Birol, ha dichiarato in un’intervista al Financial Time che il flusso potrebbe completamente interrompersi entro il prossimo inverno e ha ammonito i Governi europei a preparasi a questo evento. “Credo che gli attuali tagli delle forniture abbiamo lo scopo di evitare che l’Europa riempa gli stoccaggi”.
Già nel 2021, quindi prima della guerra in Ucraina, la Iea accusò la Russia di manipolare le forniture di gas. Per affrontare la crisi, alcuni Governi stanno già preparando misure d’emergenza, tra cui riattivare le centrali a carbone, ma ciò non potrebbe bastare nel caso d’interruzione totale delle esportazioni russe. Saranno quindi necessari razionamenti. Nel medio e lungo periodo l’alternativa è quella delle fonti rinnovabili, ma anche in questo campo si registrano difficoltà.
La principale è la siccità, che sta colpendo anche la produzione idroelettrica. Un problema che riguarda soprattutto l’Italia, che usa in modo massiccio questa fonte. I bacini idroelettrici sono usati come fonte per l’agricoltura, compromettendo la produzione energetica. La secca del Po ha causato la chiusura della centrale idroelettrica Enel Green Power d’Isola Serafini di San Nazzaro, in provincia di Piacenza. E nelle prossime settimane potrebbero fermarsi altre turbine. Si profila pure un altra emergenza, che riguarda le centrali termiche, perché la carenza di acqua potrebbe impedire il loro raffreddamento.