Il 19 luglio 2023, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha comunicato di avere avviato un indagine nei confronti di sette compagnie petrolifere (Eni, Esso, Ip, Iplom, Q8, Tamoil e Saras) per verificare se abbiano attuato un cartello nei carburanti per autotrazione. In questo caso non si tratterebbe però di un accordo sui prezzi di carburanti tradizionali, bensì per definire il valore della componente “bio” nei biorcarburanti. L’indagine è stata avviata dopo una segnalazione giunta tramite la propria piattaforma di Whistleblowing, ossia un modulo digitale usato da persone interne alle aziende per inviare informazioni su condotte illecite in modo anonimo.
In una nota, l’Autorità scrive che “i principali operatori petroliferi si sarebbero coordinati nella determinazione del valore della componente bio necessaria per ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in vigore. La legge stabilisce infatti che almeno il 10% del carburante per autotrazione deve essere composto da carburante bio (salva la possibilità di acquistare i Certificati di Immissione in Consumo). Il valore di questa importante componente del prezzo è passato da 20 euro al metro cubo del 2019 a circa 60 euro al metro cubo di oggi e ha un impatto sui prezzi alla pompa di circa due miliardi di euro”.
Il garante contesta alle sette compagnie “contestuali aumenti di prezzo - in gran parte coincidenti - che potrebbe essere stata determinata da scambi di informazioni diretti o indiretti tra le imprese interessate, anche attraverso articoli pubblicati su Staffetta Quotidiana, noto quotidiano di settore”. Il 19 luglio alcuni funzionari dell’Autorità hanno svolto ispezioni nelle principali sedi delle società interessate e di altri soggetti ritenuti in possesso di elementi utili all’istruttoria, tra cui la stessa redazione di Staffetta Quotidiana, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.