Il contrabbando di carburanti sta usando metodi sempre più “creativi” per evadere il pagamento delle imposte, come dimostra una recente indagine compiuta dalla Guardia di Finanza di Roma, che ha portato all’arresto di quindici persone e al sequestro di beni per quattro milioni di euro. L’inchiesta svolta dalla Compagnia di Nettuno ha ricostruito un traffico illegale di circa sette milioni di litri svolto da imprenditori attivi nel commercio di carburante che gestiscono impianti ad Anzio, Albano Laziale, Lanuvio (tutte località in provincia di Roma) e ad Aprilia (Latina).
Un primo meccanismo della frode si può definire “classico”. Alcune autocisterne erano inviate in Germania, dove caricavano gasolio che nella documentazione di viaggio era indicato come olio lubrificante, evadendo quindi l’Iva e le accise. Una volta giunto in Italia, il combustibile era travasato in un’altra autocisterna, che lo consegnava ad alcuni distributori stradali per essere venduto a prezzi più bassi della media di mercato.
Ma la guerra in Ucraina e la conseguente riduzione delle accise ha reso questo sistema troppo costoso e quindi l’organizzazione ha deciso di rifornirsi “in casa”, corrompendo cinque sottufficiali della base dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare che operavano al Reparto Carburanti. L’obiettivo era distribuire sulla rete stradale il gasolio speciale Jet Propellant 8 destinato agli aerei militari. Per farlo, i sottufficiali hanno posto un crick nella pesa della base, grazie al quale potevano ridurre la misurazione del peso delle autocisterne in uscita. In questo modo, i veicoli che entravano a Pratica di Mare per rifornire l’aeroporto non scaricavano tutto il gasolio, ma ne riportavano fuori una parte.
I militi dell’Aeronautica ricevevano come compenso circa un euro per litro di carburante dagli autotrasportatori, che poi consegnavano il gasolio direttamente ai distributori. Poi, uno dei militi ha deciso di mettersi in proprio, rifornendo direttamente un distributore di Lanuvio con taniche che portava fuori dalla base con la sua autovettura. Intanto, i tre gestori degli impianti di Anzio, Albano Laziale e Aprilia avevano trovato un’altra fonte di rifornimento in un deposito di Ariccia (Roma), grazie a un giro di fatture e documenti falsi.
La Procura di Velletri, che ha coordinato l’indagine, ha disposto l’arresto dei gestori dei distributori, dei cinque sottufficiali dell’Aeronautica, del rappresentante legale del deposito di carburante, degli autisti delle autocisterne e dei tecnici della manutenzione delle colonnine dei distributori, che avevano alterato i contatori. Tutti hanno ottenuto gli arresti domiciliari, tranne un indagato che ha l’obbligo di dimora ad Aprilia.
Oltre agli arresti, la Procura ha disposto il sequestro di beni mobili e immobili e di disponibilità finanziarie (tra cui contanti, conti correnti, auto, terreni, quattro distributori di carburanti e una villa con piscina) per un valore complessivo di circa quattro milioni di euro.