Quello che era ben prevedibile sulla fornitura di gas naturale da parte della Russia sta accadendo: a fronte delle sanzioni europee, Mosca anticipa Bruxelles e sta progressivamente riducendo il flusso verso l’Unione, con la prospettiva di chiudere i rubinetti prima dell’autunno. Per ora, ciò non comporta una mancanza di prodotto, bensì un continuo aumento del prezzo alla pompa per il metano destinato all’autotrazione, che in un anno è aumentato di otto volte. Ciò non coinvolge solamente gli utilizzatori, ma anche i distributori, che lanciano un allarme tramite la loro associazione di categoria Assogasmetano.
In una nota diffusa il 5 luglio 2022, l’associazione afferma che “è quindi del tutto evidente che, stante la situazione attuale, gli operatori della distribuzione stradale, che da oltre un anno a questa parte subiscono questa situazione, si troveranno presto obbligati a dover ritoccare pesantemente i prezzi di vendita al pubblico del metano per auto, un prodotto da sempre apprezzato soprattutto per la sua economia di esercizio rispetto agli altri carburanti ma poi, se non si troverà presto una soluzione, saranno costretti a chiudere le stazioni di rifornimento”.
Il presidente di Assogasmetano, Flavio Merigo, auspica un intervento “immediato e urgente” da parte del Governo “per trovare una soluzione a questo stato di crisi, che possa evitare l’annichilimento di un settore che tanto ha fatto ed ancor di più potrà fare nei prossimi anni per la transizione ecologica, essendo, di fatto, il ponte verso l’uso del biometano e dell’idrogeno nei trasporti”.