Il rilancio del Mezzogiorno può avvenire attraverso la produzione e il passaggio di energia prodotta con fonti rinnovabili. Lo ha dichiarato il direttore generale del Centro Studi Srm del Gruppo Intesa Sanpaolo, Massimo Deandreis, al seminario “Il ruolo del Mezzogiorno per la sicurezza energetica italiana ed europea”, che si è svolto a Napoli il 4 aprile 2022. Già oggi, le Regioni meridionali producono la parte maggiore di queste energie (il 52,3% della quota nazionale di eolico, solare e bioenergie) e presto potrà diventare uno dei principali hub europei dell’idrogeno, come collegamento tra Europa e Mediterraneo del sud nel processo di transizione energetica.
Nonostante questi numeri, spiega Srm, l’Italia è tra i Paesi europei più dipendenti dall’estero per il fabbisogno energetico (77%), contro una media UE-28 del 58%, mentre la Francia è quella meno esposta fra i grandi (48%). “La transizione energetica ci porterà, quindi, dal mix produttivo del passato (petrolio, carbone e gas) a quello del futuro (gas, idrogeno ed elettricità), considerando che l’efficienza energetica e i costi legati ad ogni commodity incidono sia sull’equità, sia sulla sostenibilità ambientale”, afferma il Cento Studi.
Oltre alla produzione propria di energia da fonti rinnovabili, “l’Europa dovrà affidarsi alla cooperazione energetica fra le sponde nord, sud ed est del bacino mediterraneo, tre macrozone con caratteristiche socio-economiche ed energetiche molto differenti e che possono integrarsi molto bene fra di loro. Il nord Europa ha un alto livello di sviluppo ed elevato consumo e dipendenza energetica, il sud Mediterraneo ha con rilevante disponibilità di riserve fossili ed energie rinnovabili con un livello di sviluppo e benessere sociale relativamente basso. La sponda est mediterranea, invece, ha una situazione socio economica intermedia fra nord e sud e una disponibilità di riserve fossili concentrate in alcuni Paesi e un buon potenziale delle rinnovabili”.
In Europa si prevede l’installazione di almeno 6 GW di elettrolizzatori per l’idrogeno entro il 2024 e 40 GW nel 2030. In tale contesto, aggiunge Srm “la catena di valore dell’idrogeno può essere una prospettiva di business significativa per il Mediterraneo, grazie all’elevato potenziale delle rinnovabili. Il Nord Africa e il Medio Oriente sono le regioni a più alto potenziale per l’idrogeno, in particolare il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti”.
Per quanto riguarda la produzione di energie rinnovabili, il Mezzogiorno ha un grande patrimonio: aree con abbondanti risorse geotermiche (Campania e Sicilia) e sempre il Sud pesa per il 91% della produzione a terra di gas. “Rafforzare la produzione di energia rinnovabile nel Mezzogiorno significa fare diventare il Sud Italia uno dei principali hub europei dell’idrogeno, ponte energetico del Mediterraneo grazie alla sua posizione geografica che la pone al centro del mare nostrum. Il Mezzogiorno, infatti, rappresenta l’ideale porta d’ingresso di nuovi flussi energetici provenienti dal Nord Africa verso l’Europa, con i suoi porti punto d’arrivo delle varie pipeline e vicini alle industrie energivore e alle raffinerie”.