L’indagine sull’esplosione avvenuta il 9 dicembre 2024 al deposito idrocarburi Eni di Calenzano, alle porte di Firenze, procede con l’emissione di nove avvisi di garanzia ad altrettante persone, sette delle quali sono dirigenti della società petrolifera e due della società Sergen, e alla stessa Eni. I reati ipotizzati dalla Procura di Prato sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni personali. Secondo gli inquirenti, l’evento sarebbe stato “prevedibile ed evitabile”. La ricostruzione dei magistrati ha rilevato che sul posto dell’esplosione c’era un elevatore, che “ha generato calore in un’area ad alto rischio in un momento in cui le operazioni di carico delle autobotti erano parallele alle attività”.
Il grave incidente è avvenuto alla baia di carico dei carburanti, mentre erano sotto carico alcune autocisterne. In pochi istanti sono avvenute quattro esplosioni, seguite da un grande incendio, causando gravi danni anche agli edifici circostanti. L’esplosione causò la morte di cinque persone e il ferimento di 28, tra cui gli operai della manutenzione e camionisti.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, mentre le autocisterne stavano caricando benzina nella stessa baia stavano avvenendo lavori di manutenzione svolti dalla Sergen su una linea di distribuzione dismessa, che doveva essere convertita al carico di biocarburante. La piattaforma elevatrice che avrebbe innescato l’esplosione serviva proprio per questi lavori e il suo motore diesel avrebbe causato il calore che avrebbe poi innescato alcuni vapori di benzina. La Procura afferma che la manutenzione era incompatibile con le operazioni di carico delle autocisterne, precisando che era prevista la chiusura degli erogatori dalle 9.00 alle 15.00. Ciò non avvenne, ponendo quindi le basi per l’incidente.
Gli inquirenti hanno anche rilevato anche lacune nella documentazione sulla sicurezza e delle attività svolte nel deposito e sospettano un inquinamento delle indagini, perché in una cartella condivisa da Eni e Sergen sarebbero stati inseriti documenti prodotti dopo l’incidente. L’Eni ha dichiarato di collaborare pienamente all’indagine e si è impegnata a risarcire i parenti delle vittime e i danni al territorio.