Mentre il Governo ha alzato bandiera bianca sulla riduzione delle accise dopo avere scoperto che non ci sono le risorse per riproporre questa misura, limitandosi ad affrontare il caro gasolio con l’obbligo di far esporre il prezzo medio ai gestori degli impianti di distribuzione, questi ultimi reagiscono alle accuse di speculazione avanzate da alcuni esponenti dell’Esecutivo proclamando il fermo nazionale dalle 19.00 del 24 gennaio alle 7.00 del 27 gennaio 2023.
Lo hanno comunicato in una note le tre associazioni degli esercenti Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio: “Il Governo aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. È stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa”. Le sigle annunciano anche un presidio sotto Montecitorio, sede della Camera “per porre fine a questa ondata di fango”. Il comportamento del Governo, prosegue il comunicato “beatifica i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all'Erario oltre 13 miliardi di euro l'anno”.
La note prosegue calcando la mano contro il Governo che sarebbe “a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l'Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l'Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull'affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria”.
Le associazioni ribadiscono che i distributori non traggono vantaggi dall’aumento del prezzo dei carburanti, perché hanno come remunerazione un margine fisso al litro di tre centesimi al litro “garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l'anno di gettito”.