Il 16 febbraio 2024, la Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito in tre regioni e all'estero (Piemonte, Lazio, Calabria e Monaco di Baviera) il sequestro di beni per un totale di dieci milioni di euro riconducibili a tre imprenditori reggini operanti prevalentemente nel settore del commercio dei prodotti petroliferi. La loro “figura criminale” (come scrive la Finanza in una nota) è emersa durante una precedente indagine, denominata Andrea Doria, che portò all’arresto di ventitré persone (tra cui le tre che hanno subito il sequestro) e il sequestro di beni per 620 milioni di euro.
Questa operazione avrebbe svelato un sistema di frode fiscale nel commercio di prodotti petroliferi basata su false triangolazioni societarie sull'impiego di false dichiarazioni d’intento (che consentono di acquistare in regime di non imponibilità) per evadere l’Iva e le accise. La nota precisa che “l’associazione avrebbe gestito l’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero dal deposito fiscale fino ai distributori stradali finali, interponendo tra queste due estremità della catena una serie di operatori economici - imprese ‘cartiera’ di commercio di carburante, depositi commerciali e broker locali”.
Queste società “cartiere” fingevano di avere i requisiti per beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa. Quindi acquistavano il prodotto senza applicare l’Iva e poi lo cedevano a clienti a prezzi concorrenziali tramite passaggi solo sulla carta tramite le società coinvolte. “Da ultimo, il sistema di ripulitura degli incassi sarebbe avvenuto anche per il tramite di famiglie di ‘ndrangheta portatrici di interessi nel settore della distribuzione dei prodotti petroliferi”, aggiunge la nota.
Il primo sequestro, avvenuto a marzo 2023 ha interessato l’intero patrimonio dei tre imprenditori, che consisteva in venti società, cinquanta terreni, dieci fabbricati, 86 autoveicoli, oltre un milione di euro in contante e disponibilità finanziarie, per un valore di 80 milioni di euro. Però nuovi approfondimenti d’indagine hanno scoperto i beni che sono stati sequestrati il 16 febbraio. Tra questi ci sono una società operante nel commercio di prodotti petroliferi, sette depositi e posizioni finanziarie in Germania.