Avviene una svolta, almeno sulla carta, per la Pontremolese, la ferrovia Parma-La Spezia, che a quarant'anni di distanza dai primi progetti è stata raddoppiata e ammodernata solo per un terzo. La progettazione della nuova linea riguarderà tutta l’opera nel suo complesso e quindi anche la nuova galleria di valico, in pratica un tunnel di base. È quanto prevede l’accordo di programma sottoscritto da Rfi e ora confermato dagli ultimi interventi legislativi, dal Decreto Sblocca Cantieri, al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, al Fondo complementare (una misura che accompagna il Pnrr).
Sicuramente si può parlare di svolta, in quanto finora, l’opportunità di realizzare un nuovo tunnel di base, era rimasta solo un’ipotesi sullo sfondo, frenata soprattutto da ragioni economiche, ma anche dalla scarsa consapevolezza della politica. Non a caso le tratte già raddoppiate, quasi tutte con varianti di tracciato, hanno riguardato i segmenti estremi, da un lato verso La Spezia, dall’altro verso Parma. Il nodo della nuova galleria di valico non è mai stato sciolto anche perché la linea storica, in questo punto, presenta già un tracciato a due binari fin dall’origine e quindi l’intervento non è mai stato giudicato prioritario.
Tra Pontremoli e Borgo Val di Taro c’è anche l’attuale galleria di valico, il tunnel del Borgallo che sfiora gli otto chilometri di lunghezza (7972 metri). Ma il limite della linea storica, nella salita da Pontremoli è rappresentato da una tratta molto acclive con una pendenza del 25 permille che comporta forti limitazioni e non risulta più adatta per i transiti dei lunghi treni merci intermodali senza limiti di sagoma secondo le attuali richieste. Stralciare la realizzazione del nuovo tunnel di base significa vanificare di fatto gli interventi già fatti o in programma su tutto il tracciato, considerando che questa linea ha una forte vocazione merci ed è la ferrovia di riferimento principale per il porto della Spezia.
La Pontremolese rientra tra le opere per le quali in base al Decreto Sblocca cantieri è stato nominato un commissario straordinario nella figura di Mariano Cocchetti, dirigente di Rfi, che dovrebbe sovrintendere all’intera procedura del raddoppio. Di fronte all’immobilismo delle istituzioni e per offrire una soluzione per sbloccare la situazione era stata avanzata anche la proposta di costituire una società mista pubblico-privato per ottenere la concessione di costruzione e gestione della Pontremolese, un’ipotesi formulata da Andrea Fontana, presidente dell’Associazione spedizionieri del Porto della Spezia. Ma ora sembra che con gli ultimi interventi legislativi sia stata imboccata una strada promettente anche se i tempi tra progettazione, reperimento delle risorse e appalti non saranno brevi.
Lunga 112 km tra Vezzano e Parma, la ferrovia Pontremolese è stata ammodernata finora per poco meno di 40 km, quindi circa un terzo, in tempi biblici. Dagli anni Ottanta del novecento si parla di radicale ammodernamento con raddoppio su nuova sede, ma progetti e lavori hanno conosciuto continui rinvii tra mancanza di fondi e scarsa volontà politica. Basti pensare che il progetto di adeguamento della Pontremolese risale alla legge di finanziamento nota come Piano integrativo del 1981, esattamente quarant’anni fa.
Piermario Curti Sacchi