Le imprese ferroviarie operative sul mercato italiano e concorrenti dell’ex monopolista Mercitalia Rail continuano a conquistare quote significative nel traffico merci. Ormai le società - nate sulla spinta della liberalizzazione comunitaria - dotate di licenza di esercizio e certificato di sicurezza hanno superato la ventina, anche se non tutte mettono insieme numeri rilevanti. Alcune di queste imprese sono state costituite all’interno di società di trasporto e logistica, altre invece sono filiali, anche se con una propria ragione sociale, delle ferrovie di alcuni paesi europei come Francia, Svizzera, Germania e Austria.
La presenza delle nuove imprese ferroviarie ha dato una scossa al mercato che in caso contrario sarebbe stato condannato quasi sicuramente a un lento declino con la quota di trasporto detenuta dalla ferrovia sempre più ridotta. Può sembrare un paradosso, ma nonostante il dinamismo dei nuovi operatori, i volumi del trasporto ferroviario merci non sono cresciuti in modo significativo nell’ultimo decennio. Gli ultimi dati completi si riferiscono al 2022 e sono contenuti in un rapporto di Rfi, il gestore dell’infrastruttura.
Mercitalia Rail appartenente al gruppo Fs, presa singolarmente, continua a mantenere la quota maggiore del mercato con il 38%, ma appare chiaro come ormai la fetta principale sia detenuta da tutti gli altri operatori messi insieme. La cosa appare ancora più emblematica se si considera che fino al 2006, le ferrovie statali detenevano un monopolio di fatto, in quanto rappresentavano oltre il 90% del mercato. Ai primi posti in questi ultimi anni tra le altre imprese ferroviarie figurano Captrain Italia (gruppo francese Sncf), Cfi, Medway (gruppo Msc), DB Cargo Italia e Gts Rail.
Nonostante il dinamismo di un’impresa del Mezzogiorno, come Gts Rail, il traffico ferroviario in termini di rete, volumi e strutture resta una prerogativa del Norditalia. Questo lo si deve anche al fatto che la spinta maggiore per il trasporto su rotaia è dovuta soprattutto all’impegno delle imprese corrispondenti delle ferrovie europee, in particolare Svizzera, Germania e Austria che utilizzano i transiti di confine.
Questa tendenza è dimostrata dai numeri che vedono una continua crescita della quota dei trasporti transfrontalieri, con la Svizzera che la fa da protagonista assoluto. La maggior parte del traffico, costituito da poco più di 800 treni giornalieri, si concentra nei grandi scali e terminal intermodali: secondo il rapporto di Rfi, l’80% del traffico è generato dal 20% delle strutture, la maggior parte delle quali si trova al nord.
Un altro elemento che segnala la differenza tra nord e sud è la tipologia di treni. I convogli pesanti, vale a dire con una massa trainata compresa tra 1600 e 2500 tonnellate, circolano solo nell’Italia del nord, sia per ragioni legate alla richiesta di mercato, sia per le caratteristiche degli impianti. Così come sono ancora una netta minoranza i treni merci più lunghi di 600 metri. Rfi da questo punto di vista può quindi portare a termine senza rincorse il piano di investimenti per adeguare i moduli di incrocio alla massima lunghezza standard europea fissata in 750 metri.
Piermario Curti Sacchi