L'indagine contro l'allora presidente di Ferrovie Nord iniziò con la denuncia di un funzionario della società. Gli inquirenti scoprirono che Achille aveva destinato due utenze telefoniche aziendali per uso esclusivo di sua moglie e di suo figlio e usato alcune carte di credito aziendali per spese proprie e dei familiari. L'accusa ha contestato anche l'uso privato di auto aziendali e l'addebito alla società di alcune multe prese su tali autovetture dal figlio.
Achille ha ammesso le sue responsabilità e ha chiesto il processo con rito abbreviato, che si è concluso con una condanna a due anni e otto mesi di carcere, accogliendo la richiesta del pubblico ministero. Inoltre, Achille dovrà risarcire Ferrovie Nord di una somma che sarà decisa in giudizio civile. Intanto, l'accusato ha già risarcito l'azienda con 465mila euro e il suo avvocato aveva chiesto la derubricazione del reato in appropriazione indebita.
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