Per il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane intende avviare una nuova fase nel trasporto merci. L'azienda guidata dall'amministratore delegato Michele Elia, infatti, sta in questi giorni presentando alle rappresentanze sindacali quello che sarà il nuovo piano di rilancio del gruppo nel business merci e della logistica. Secondo quanto reso pubblico da Uil Trasporti il piano prevede "sinergie interne al gruppo, la costituzione di una nuova società e investimenti per quasi 600 milioni di euro nel prossimo triennio, con l'obiettivo di passare dall'attuale situazione di bilancio in rosso a uno scenario che prevede utili di esercizio e un incremento, dal 2018, del trasporto merci su ferro".
Più nel dettaglio, secondo quanto risulta da fonti a conoscenza del piano, il rilancio passerà attraverso una più ampia riorganizzazione delle attività merci del Gruppo dove Trenitalia Cargo sarà una delle sette società che faranno capo alla holding dei trasporti FS Logistica. L'orizzonte temporale per il primo passo del piano è triennale e il raggiungimento del break even di questa divisione è fissato per il 2017, grazie a un incremento atteso dei servizi ferroviari di circa il 7% all'anno per i prossimi esercizi. Non solo: il Gruppo FSI è pronto ad aprire il portafoglio, mettendo sul piatto 573 milioni di euro di nuovi investimenti per il rinnovo del parco rotabile (acquisto di nuovi locomotori e carri ferroviari). In questo modo la società potrà farsi trovare pronta alle nuove sfide del mercato e sarà in grado di misurarsi alla pari con la concorrenza crescente delle imprese ferroviarie private che in Italia detengono oggi una quota di mercato pari al 30%.
Nelle attività cargo, dei complessivi 43 milioni di treni-km offerti nel nostro Paese dalle imprese ferroviarie presenti, poco meno di 30 milioni sono prodotti da Trenitalia. Il Gruppo FSI, all'interno del più ampio processo di razionalizzazione dei costi, chiede però alla forza lavoro (in particolare ai macchinisti dei treni) un incremento della produttività del 15%, anche se i dettagli di questa richiesta saranno oggetto di prossimi incontri con i sindacati.
Il disegno a lungo termine della divisione merci guidata dal responsabile Mario Castaldo è concentrarsi sui collegamenti economicamente più remunerativi fra i maggiori poli produttivi, i porti e i retroporti che sorgono sui principali corridoi infrastrutturali europei individuati dalle reti Ten-T. L'attuale Trenitalia Cargo continuerà a essere dedicata prevalentemente al mercato italiano, mentre il bacino centro e nordeuropeo sarà servito tramite l'impresa ferroviaria tedesca (controllata) TX Logistik e altre società del gruppo cercheranno di sconfinare verso la Francia e verso l'Est Europa.
Nel 2014 i risultati d'esercizio della capogruppo FSI (ricavi 8,4 miliardi di euro, Ebitda 2,1 miliardi e utile netto 303 milioni) e di Trenitalia (utile di 59,5 milioni, in diminuzione del 67,2% rispetto al 2012) hanno risentito di svalutazioni per 275 milioni di euro "prevalentemente dovute – si legge in una nota di FSI - al fatto che, nel corso dell'esercizio 2014, alcuni provvedimenti normativi e regolatori hanno significativamente modificato il quadro in cui opera il Gruppo determinando forti riduzioni del valore. Ciò vale soprattutto per gli asset riferiti alla Business Unit Cargo di Trenitalia e al patrimonio immobiliare di FS Logistica".
I provvedimenti citati sono il cosiddetto "servizio universale" cargo, vale a dire le risorse finanziarie destinate agli obblighi di servizio pubblico nel settore del trasporto merci su ferro per la continuità territoriale con il Sud Italia e le isole, che la Finanziaria 2015 ha ridotto da 140 a 100 milioni e, soprattutto, da quest'anno non verranno più assegnati in esclusiva a Trenitalia. Di questi 100 milioni una parte (pare 40 milioni) sarà destinata a RFI, in quanto gestore della rete, che dovrà a sua volta distribuire alle imprese ferroviarie per la compensazione degli oneri di traghettamento verso le isole e del canone di utilizzo dell'infrastruttura dovuto dalle imprese ferroviarie per i traffici aventi origine o destinazione nelle Regioni del Sud, dalla fascia Lazio-Abruzzo. Per gli altri 60 milioni di euro si sta discutendo se di erogarli agli operatori sotto forma di incentivi, ossia qualcosa di analogo al Ferrobonus introdotto alcuni anni fa per stimolare il trasporto su ferro.
Nicola Capuzzo
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