Se in Europa l'interruzione della linea ferroviaria del Reno – posta sul Corridoio strategico Genova Rotterdam – è considerata un emergenza almeno da un paio di settimane, finora questo evento evento ha avuto un impatto ridotto in Italia, a causa soprattutto della chiusura estiva di molte imprese. Ma già da oggi l'impatto dell'interruzione emerge anche nel nostro Paese. Per esempio, il giornale online Polimerica.it, specializzato in materie plastiche, rileva che alcune imprese cominciano a soffrire nell'approvvigionamento di commodities, come il pvc, che ormai proviene quasi esclusivamente dal Nord Europa usando l'intermodalità ferroviaria.
In una nota diffusa il 24 agosto 2017, l'associazione dell'autotrasporto Anita rileva che il corridoio Reno-Alpi è quello con il maggior traffico merci in Europa e in quello transalpino attraverso la Svizzera ha una quota del 70%, di cui il 50% d'intermodale. Ogni giorno, su questa linea transitano almeno 200 convogli. "Con la fine del periodo di ferie in Italia e il forte aumento forte aumento dei volumi previsto per il mese di settembre, le capacità alternative attualmente disponibili riusciranno a soddisfare soltanto metà della domanda di traffico combinato", scrive Anita. "Questo porterà notevoli problemi nello scambio merci a livello europeo, e comporta un concreto rischio di collasso della circolazione".
In particolare, l'associazione rileva tre conseguenze dell'interruzione della linea del Reno: importante riduzione della capacità di trasporto; allungamento dei tempi di viaggio e riduzione dell'affidabilità dei servizi non soppressi, a causa dell'intasamento del Brennero e di corridoi alternativi; aumento dei costi per il sistema logistico per l'instradamento delle spedizioni in soluzioni non ottimali.
Anita ammonisce che l'autotrasporto non riuscirà a assorbire l'intero volume di merci che non potrà passare lungo il Reno: "Sarebbero necessari circa 15mila camion e altrettanti autisti e ogni settimana transiterebbero in Svizzera 20mila camion in più, intasando le infrastrutture stradali con il doppio del traffico rispetto a oggi".
Finora sono state attivate alternative ferroviarie. La prima dirige i treni verso Singen e secondo Anita "è già pienamente sfruttata". Sulle rotte alternative attraverso Austria e Francia sono disponibili circa cento tracce, ma mancano i locomotori attrezzati per viaggiare su diverse linee e i macchinisti con competenza linguistica e conoscenza delle tratte. Infine è stata attivata anche l'intermodalità acqua-treno, tramite trasporto fluviale sul Reno e collegamenti ferroviari con l'Italia a sud di Rastatt, dove c'è l'interruzione.
"Se tutte queste capacità vengono mobilitate tempestivamente e utilizzate in modo efficiente, la domanda di mercato di 200 treni merci al giorno potrà essere pienamente soddisfatta", spiega Anita, che aggiunge: "Il prerequisito essenziale è la capacità di cooperazione a livello internazionale da parte di tutti gli attori coinvolti". Per prima cosa, Anita chiede l'istituzione di un Tavolo di crisi in Italia, che comprenda tutti gli operatori interessati che si ponga quattro obiettivi: condividere e ottimizzare i piani d'emergenza, individuare tutte le soluzioni alternative, aumentare la fluidità dei trasporti negli altri Corridoi; promuovere un coordinamento europeo.
Anita chiede anche criteri di compensazione economica da parte dei gestori delle infrastrutture interessate "per i gravi disservizi, danni ed extra-costi che l'intera catena logistica dovrà affrontare a causa di errori di pianificazione delle interruzioni di linea o, come nel caso specifico, in caso di palesi errori tecnici".
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